2 May 2007

Una ricetta tutta pugliese e con uno degli ingredienti che rappresentano la Murgia per eccellenza: i funghi cardoncelli (pleurotus eryngii). Si trovano allo stato selvatico, ma si possono anche coltivare e fanno parte della famiglia dei funghi prataioli. Le ricette per consumarli sono svariate. Si possono mangaire sia crudi che cotti, decisamente ottimi arrostiti sulla griglia, con le patate, con i lampascioni, al forno e si possono conservare sott'olio per essere consumati durante tutto il corso dell'anno.

Mia madre e la zia Cenzina (che vedete nella foto sorridente dopo avere appena scovato un'intera famiglia) li mettono ovunque, anche nel tiella con il baccalá o per un sugo sciué sciué con due spaghetti.
Proprio a Minervino Murge si tiene ogni anno la Sagra del fungo cardoncello, solitamente a fine ottobre, durante la quale vengono preparati piatti tipici pugliesi con questo ingrediente tipico della Murgia.

La ricetta in questione é molto semplice. Infatti si lavano i funghi, si lasciano asciugare e poi si dispongono in una teglia. Si condiscono con peperoncino piccante, sale, pepe, una manciata di formaggio parmigiano reggiano grattugiato, prezzemolo ed un filo d'olio. In forno per circa 5 minuti a 180 C. Dopo qualche minuto i funghi inizieranno a perdere l'acqua in eccesso. Si tolgono dal forno, si butta l'acqua in accesso e si rimettono in forno per altri 5 minuti circa, fino a quando non si saranno dorati in superficie. Si servono caldi e piccanti con pane rigorosamente pugliese.
Buon mese di maggio a tutti!
Sognando: sognare funghi crudi indica carriera difficile; sognare funghi cotti indica indecisione pericolosa; sognare funghi secchi indica ostacoli imprevisti; sognare funghi velenosi indica amore contrastato; sognare funghi sott'olio indica nervosismo e intolleranza; sognare si mangiare funghi indica orgoglio esagerato; sognare di raccoglierle funghi indica ingratitudine di un amico.

Mia madre e la zia Cenzina (che vedete nella foto sorridente dopo avere appena scovato un'intera famiglia) li mettono ovunque, anche nel tiella con il baccalá o per un sugo sciué sciué con due spaghetti.
Proprio a Minervino Murge si tiene ogni anno la Sagra del fungo cardoncello, solitamente a fine ottobre, durante la quale vengono preparati piatti tipici pugliesi con questo ingrediente tipico della Murgia.

La ricetta in questione é molto semplice. Infatti si lavano i funghi, si lasciano asciugare e poi si dispongono in una teglia. Si condiscono con peperoncino piccante, sale, pepe, una manciata di formaggio parmigiano reggiano grattugiato, prezzemolo ed un filo d'olio. In forno per circa 5 minuti a 180 C. Dopo qualche minuto i funghi inizieranno a perdere l'acqua in eccesso. Si tolgono dal forno, si butta l'acqua in accesso e si rimettono in forno per altri 5 minuti circa, fino a quando non si saranno dorati in superficie. Si servono caldi e piccanti con pane rigorosamente pugliese.
Buon mese di maggio a tutti!

26 April 2007

Carbone? No. Nero di seppia. Lo so, ultimamente non faccio altro che mangiare seppie, ma questi sacchetti di nero li vogliamo buttare via? L'idea iniziale era quella di fare il pane, ma poi ho dirottato l'idea verso una focaccia da guarnire in maniera piú colorata, per esempio con il rosso dei pomodori che fa pandan e qualche acciuga. E' venuta un po' alta per via della teglia che ho usato, allora per aggiustare il malfatto ho tagliato in due la focaccia e la metá di sotto l'ho utilizzata come companatico. Il nero di seppia in fondo non dá granché di sapore alla focaccia, ma il colore quello si, nero come la pece.

Per impastare bisogna stare molto attenti perché il nero si attacca ovunque specialmente alle superfici porose come potrebbero essere quelle di un tavoliere o di un mattarello. Io ho impastato il tutto in un contenitore di vetro, si fa un po' piú di fatica peró alla fine non si imbratta tutto. Un'idea da ricordare per Halloween!

Ingredienti: 350gr di farina bianca, 15gr di lievito di birra fresco, 1 cucchiaio di nero di seppia, 1 patata (150gr circa), 1 cucchiaino di sale, 1 cucchiaino di zucchero, acqua tiepida quanto basta
Sbucciate la patata e cuocetela in acqua bollente. Impastate la farina con la patata schiacciata, lo zucchero, il sale, il nero di seppia ed il lievito sciolto in mezzo bicchiere di acqua tiepida. Lavorate il composto aggiungendo tanta acqua quanto basta per ottenere una pasta morbida e senza grumi. Mettete a lievitare la pasta per circa 45 minuti o fino a quando non avrá raddoppiato il suo volume. Stendetela in una teglia oleata, guarnite a piacere, oleate ed infornate a 200 C per circa 30 minuti.
Sognando: sognare seppie vive indica buon senso critico; sognare seppie fresche indica atteggiamenti contraddittori; sognare seppie cotte indica pregiudizi convenzionali; sognare di mangiare seppie indica serenitá interiore; sognare di comprare seppie indica originalitá e indipendenza; sognare di vendere seppie indica incontri felici; sognare un osso di seppia indica legami fortunati.
Haiku: Nuvole nere - per la terra riarsa - liquido sogno (Frank)
English please: Black Squid Ink Focaccia

Ingredients: 350gr white flour, 15gr fresh yeast, 1 Tbsp black squid ink, 1 potato (150gr), 1 tsp salt, 1 tsp sugar, warm water
Peel the potato and cook in boiling water. Mix the flour with the mashed potato, sugar, salt, black ink and fresh yeast melted in half glass of warm water. Work the dough with more warm water until you get a soft dough with no lumps. Put the dough in a warm place and let it rise for about 45 minutes, until it has doubled the size. Lightly oil a oven pan, lay the dough and garnish as you wish, drizzle with more olive oil and cook at 200 C for about 30 minutes.
Sbucciate la patata e cuocetela in acqua bollente. Impastate la farina con la patata schiacciata, lo zucchero, il sale, il nero di seppia ed il lievito sciolto in mezzo bicchiere di acqua tiepida. Lavorate il composto aggiungendo tanta acqua quanto basta per ottenere una pasta morbida e senza grumi. Mettete a lievitare la pasta per circa 45 minuti o fino a quando non avrá raddoppiato il suo volume. Stendetela in una teglia oleata, guarnite a piacere, oleate ed infornate a 200 C per circa 30 minuti.


English please: Black Squid Ink Focaccia

Ingredients: 350gr white flour, 15gr fresh yeast, 1 Tbsp black squid ink, 1 potato (150gr), 1 tsp salt, 1 tsp sugar, warm water
Peel the potato and cook in boiling water. Mix the flour with the mashed potato, sugar, salt, black ink and fresh yeast melted in half glass of warm water. Work the dough with more warm water until you get a soft dough with no lumps. Put the dough in a warm place and let it rise for about 45 minutes, until it has doubled the size. Lightly oil a oven pan, lay the dough and garnish as you wish, drizzle with more olive oil and cook at 200 C for about 30 minutes.
23 April 2007

Il pranzo domenicale a casa mia é sempre stato necessariamente rosso. Che siano orecchiette, tagliatelle, fettuccine o spaghetti, non fa niente, basta che sia rosso.
Prima d'ora li avevo mangiati soltanto confezionati e onestamente non avevo neanche mai visto una vera e propria chitarra, non quella per suonare, ma quella per fare gli spaghetti (alcuni li chiamano maccheroni) alla chitarra. Tradizionalmente abruzzesi, ma si fanno anche in Molise e probabilmente anche altrove.

La chitarra non é altro che un bellissimo e geniale telaio di legno sul quale sono tese corde di metallo distanziate ugualmente tra loro di alcuni millimetri.

Da un lato la distanza é piú larga, dall'altra piú sottile. Dalla parte piú larga si fanno le fettuccine, dall'altra gli spaghetti che hanno la particolaritá di avere la sezione quadrata, piuttosto che rotondeggiante.

La chitarra ha delle chiavi con le quali si possono tendere le corde esattamente come una vera chitarra perché con il tempo tendono ad allentarsi. Dopo aver steso la pasta con il mattarello, si passano i polpastrelli sulle corde e si suona la chitarra per farli staccare da queste.

Questo movimento produce un suono simile a quello di una vera chitarra, ed é da qui che ne deriva il nome stesso. E' uno strumento magico ed il tempo impiegato per fare la pasta, vale davvero la pena il tempo impiegato per farla a mano. C'é chi usa mettere le uova nell'impasto, ma se si usa farina di grano duro, gli spaghetti restano ugualmente "tesi", mentre se si usa farina bianca é consigliabile aggiungere 1 uovo per ogni 100gr di farina per evitare l'effetto colla durante la cottura.
Noi li abbiamo abbinati ad un sugo di seppia, tanto per restare in tema marino. Le abbiamo inoltre condite con la ricotta dura ed il peperoncino, accostamento invece tipico Pugliese.

Oltre a mangiare il pesce crudo in Puglia, abbiniamo la ricotta dura, e quindi il formaggio, soltanto alle seppie, tant'é che il ripieno di queste giá contiene formaggio di per se. Inoltre alla fine guarniamo il tutto con peperoncino piccante bruciacchiato sulla fiamma del gas. Puó sembrare un accostamento azzardato ma per noi é proprio la morte sua. Con lo stesso sugo in Puglia, ci condiamo i troccoli, un'altra specie di spaghetti spessi, che si fanno con il mattarello rigato. Un lavoro di squadra riuscito benissimo, grazie alla mamma e alla zia Cenzina!
Prima d'ora li avevo mangiati soltanto confezionati e onestamente non avevo neanche mai visto una vera e propria chitarra, non quella per suonare, ma quella per fare gli spaghetti (alcuni li chiamano maccheroni) alla chitarra. Tradizionalmente abruzzesi, ma si fanno anche in Molise e probabilmente anche altrove.

La chitarra non é altro che un bellissimo e geniale telaio di legno sul quale sono tese corde di metallo distanziate ugualmente tra loro di alcuni millimetri.

Da un lato la distanza é piú larga, dall'altra piú sottile. Dalla parte piú larga si fanno le fettuccine, dall'altra gli spaghetti che hanno la particolaritá di avere la sezione quadrata, piuttosto che rotondeggiante.

La chitarra ha delle chiavi con le quali si possono tendere le corde esattamente come una vera chitarra perché con il tempo tendono ad allentarsi. Dopo aver steso la pasta con il mattarello, si passano i polpastrelli sulle corde e si suona la chitarra per farli staccare da queste.

Questo movimento produce un suono simile a quello di una vera chitarra, ed é da qui che ne deriva il nome stesso. E' uno strumento magico ed il tempo impiegato per fare la pasta, vale davvero la pena il tempo impiegato per farla a mano. C'é chi usa mettere le uova nell'impasto, ma se si usa farina di grano duro, gli spaghetti restano ugualmente "tesi", mentre se si usa farina bianca é consigliabile aggiungere 1 uovo per ogni 100gr di farina per evitare l'effetto colla durante la cottura.
Noi li abbiamo abbinati ad un sugo di seppia, tanto per restare in tema marino. Le abbiamo inoltre condite con la ricotta dura ed il peperoncino, accostamento invece tipico Pugliese.

Oltre a mangiare il pesce crudo in Puglia, abbiniamo la ricotta dura, e quindi il formaggio, soltanto alle seppie, tant'é che il ripieno di queste giá contiene formaggio di per se. Inoltre alla fine guarniamo il tutto con peperoncino piccante bruciacchiato sulla fiamma del gas. Puó sembrare un accostamento azzardato ma per noi é proprio la morte sua. Con lo stesso sugo in Puglia, ci condiamo i troccoli, un'altra specie di spaghetti spessi, che si fanno con il mattarello rigato. Un lavoro di squadra riuscito benissimo, grazie alla mamma e alla zia Cenzina!
Ingredienti per la pasta: 1kg farina di grano duro, acqua
Per fare la pasta impastate farina ed acqua fredda fino ad ottenere un composto omogeneo e privo di grumi. Tagliate poi la pasta e passatela alla macchinetta per stendervi la sfoglia. Cominciate da un numero piú largo e terminate stendendo la sfoglia finale con il numero 4. Fate asciugare un po' la sfoglia ma non tanto altrimenti poi sará difficile tagliare alla chitarra. Stendete le sfoglie sulla chitarra e premete con il mattarello fino a che non si saranno tagliate. Rovesciate gli spaghetti su un canovaccio pulito o sullo stesso tavoliere infarinato e fate asciugare ancora. Cuocete in acqua bollente per 3 minuti da quando l'acqua ricomincerá a bollire. Condite con sugo a piacere.


English please: Spaghetti alla chitarra

Spaghetti alla chitarra are a traditional pasta shape made especially in the Abruzzo region, in Italy. In order to make them, you need a special tool called chitarra, litterally meaning "guitar". It is called so because of the sound it produces when you cut and detach the past over it. You press the sheet of pasta dough through spaced wires and obtain pasta that's about the same size as thick spaghetti but square in cross section. On the other side of the tool you can make another pasta shape that is similar to tagliatelle but it's called fettuccine as they are a bit thinner. Cook the pasta in boiling water and mix with ragú (mince meat sauce) or like I have done, cuttlefish sauce or simply tomatoes and basil sauce. It's up to you.
Ingredients: 1kg durum weath flour, cold water
To make the pasta simply mix flour and cold water togheter. Cut the dough into bits and work them into sheets using a pasta machine at number 4. Cut them through the chitarra using a rolling pin and let them dry before cooking them in boiling water for about 3 minutes starting counting from the water starts boling again.
20 April 2007

E' la settimana delle lumache, si vede. A casa, in Puglia quando ero piccola andavamo tutti a raccogliere i "ciamareuk", cioé le lumache, quelle di terra. Le mettevamo poi "a patiare" in una scatola di cartone con i buchi, in questo modo spurgavano e poi si potevano cucinare come si voleva. Fondamentalmente sfritte con aglio, olio e peperoncino oppure in rosso con i pomodorini ed ancora peperoncino. Ed era tutto un succhiare a destra e a sinistra, un suono che durava per mezz'ore, e si faceva a gara a chi ne mangiava di piú, in meno tempo.

Per dire, avevo smesso di mangiare lumache da molti anni, tranne quando le ho assaggiate in Inghilterra, bollite e condite con l'aceto (ma si puó!?), e addirittura pensavo fosse davvero brutto mangiarsi queste piccole creaturine innocenti, e invece...
Insomma io e mia madre siamo tornate dal pescivendolo, che sta proprio sotto casa mia. Ce ne sono tre dove abito io, quella sotto casa é la meno cara, dice mia madre, perché io di prezzi in neuro non ne capisco molto, faccio ancora la traduzione dalla lira alla sterlina e poi al neuro.
E si vede che ci abbiamo preso gusto a comprare lumachine, anche se un tantino diverse queste, piú piccole, non vanno pulite a mano perché sarebbe un lavoro infinito, ma si mangiano succhiandole, appunto.
La pescivendola ci ha spiegato che prima di cucinare le lumachine é necessario spargervi sopra del sale, in questo modo loro vengono tutte fuori e le si puó successivamente buttare in acqua bollente in modo che restino al di fuori e quindi piú semplici poi da mangiare, o da succhiare. E cosí abbiamo fatto, dopo averle opportunamente immortalate, é proprio il caso di dirlo.

Mi piacerebbe capire invece come le chiamate voi quelle che io chiamo cicale, perché alcuni le chiamano scampi, ma per me gli scampi sono quelli con le chele lunghe tipo grandi gamberi. Forse kix, Studentessa in Gestione e Conservazione dell'Ambiente Marino, ce lo puó dire?
Con tutto questo popó di roba ci abbiamo fatto un sugo sciué sciué, con due pomodori tagliati a pezzi appena soffritti con olio ed aglio, ci abbiamo poi aggiunto le cicale, gli scampetti e le lumache precedentemente bollite. Una girata ed una voltata, cotta la pasta, prezzemolo, olio crudo e via. Una cosa cosí insomma. Buon weekend a tutti, e se potete, andate al mare!
Sognando: sognare una lingua umana indica paura di chiacchiere; sognare la lingua di un animale indica disagio e scontento; sognare di mangiare una lingua indica prontezza nelle decisioni.
Haiku: Canta l'amore - quel frinir di cicale - lì tra le fronde (Frank)

Per dire, avevo smesso di mangiare lumache da molti anni, tranne quando le ho assaggiate in Inghilterra, bollite e condite con l'aceto (ma si puó!?), e addirittura pensavo fosse davvero brutto mangiarsi queste piccole creaturine innocenti, e invece...
Insomma io e mia madre siamo tornate dal pescivendolo, che sta proprio sotto casa mia. Ce ne sono tre dove abito io, quella sotto casa é la meno cara, dice mia madre, perché io di prezzi in neuro non ne capisco molto, faccio ancora la traduzione dalla lira alla sterlina e poi al neuro.
E si vede che ci abbiamo preso gusto a comprare lumachine, anche se un tantino diverse queste, piú piccole, non vanno pulite a mano perché sarebbe un lavoro infinito, ma si mangiano succhiandole, appunto.
La pescivendola ci ha spiegato che prima di cucinare le lumachine é necessario spargervi sopra del sale, in questo modo loro vengono tutte fuori e le si puó successivamente buttare in acqua bollente in modo che restino al di fuori e quindi piú semplici poi da mangiare, o da succhiare. E cosí abbiamo fatto, dopo averle opportunamente immortalate, é proprio il caso di dirlo.

Mi piacerebbe capire invece come le chiamate voi quelle che io chiamo cicale, perché alcuni le chiamano scampi, ma per me gli scampi sono quelli con le chele lunghe tipo grandi gamberi. Forse kix, Studentessa in Gestione e Conservazione dell'Ambiente Marino, ce lo puó dire?
Con tutto questo popó di roba ci abbiamo fatto un sugo sciué sciué, con due pomodori tagliati a pezzi appena soffritti con olio ed aglio, ci abbiamo poi aggiunto le cicale, gli scampetti e le lumache precedentemente bollite. Una girata ed una voltata, cotta la pasta, prezzemolo, olio crudo e via. Una cosa cosí insomma. Buon weekend a tutti, e se potete, andate al mare!


18 April 2007

Quando tutto va bene, qualcosa andrà male. Lo so non é il massimo per ricominciare, ma sembra proprio che ogni soluzione generi nuovi problemi, non si finisce mai.
E dunque da dove ricomincio? Le cose da raccontare sono talmente tante che faccio fatica a mettere in ordine tutti i pensieri e le avventure vissute sino ad oggi dall'ultimo post, che definirei prima Adsl e dopo Adsl (e mettiamoci dentro anche il server di Aruba ancora in manutenzione! finalmente ripristinato!)
Intanto la risposta tanto attesa: ebbene si, sono in Abruzzo, ma non a Vasto, bensí a Cittá del Vasto, ridente cittadina (si dice cosí no?) di circa quarantamila abitanti in provincia di Chieti.
Intanto la risposta tanto attesa: ebbene si, sono in Abruzzo, ma non a Vasto, bensí a Cittá del Vasto, ridente cittadina (si dice cosí no?) di circa quarantamila abitanti in provincia di Chieti.
[La leggenda narra che Diomede, Re d'Etolia, dopo l'assedio di Troia, si esiliò volontariamente dalla sua Patria e sbarcò con le sue genti nell'Italia Meridionale dove fondarono diverse città tra cui Histonium, mentre altre voci, non dando fondamento alla creazione di città da parte di eroi e semidei, ritengono più giusto attribuire la fondazione di Histonium a popolazioni Illiriche. Il nome odierno pare che derivi, dall'epoca longobarda, da Guasto d'Aimone. Guasto a sua volta deriva da gastaldato (un abbozzo di provincia odierna). Guasto si sarebbe modificato nel tempo e nei documenti catastali e comunali in Uasto e poi in Vasto] (wikipedia docet)

Il legame che si stringe con il mare é inscindibile, una volta che lo incontri é davvero dura poi farne a meno. Un legame che nasce non solo per l'intensità e la gioia che un elemento così immenso può regalare, ma anche per ciò che raccoglie in sé.
La mia giornata di sabato scorso é iniziata con una passeggiata innocente sul lungomare di Vasto Marina. La bassa marea e la luce del sole coperta da nuvole passeggere, rendevano la spiaggia semi deserta ancora piú bella. Qualcuno correva a piedi nudi, altri semplicemente camminavano pregni di pensieri che il mare rasserena, o agita, a seconda.

Sulla spiaggia ho intravisto delle persone in camice bianco, dei signori di mezza età seduti su cassette di plastica colorate, come in attesa di qualcosa. Infatti aspettavano una piccola barca blu, che arrivasse a riva con il pesce del giorno. Si é così formato un piccolo circolo di spettatori e di persone che già attendevano, sapendo. "Solo seppie questa volta, niente pesce", dice il pescatore imbracato in una tuta di plastica fino sotto alle ascelle. Io e mia madre abbiamo comprato tre enormi seppie a 8 Euro al chilo, giá pulite lí per lí dal pescatore stesso. Odore di mare e di mani sapienti.

Mia madre le ha subito riempite con uova, pan grattato, formaggio e prezzemolo e le ha cotte sul gas con qualche patata. "Ci voleva pure qualche lampascione" ha detto. Lei i lampascioni li mette ovunque.
Elena aveva proprio ragione, la Costa dei Trabocchi é spettacolare, io non ne avevo mai sentito parlare ed ho avuto occasione di andarci proprio durante il mio primo week end abruzzese. Il Trabocco è una macchina da pesca complessa, ancorata in modi diversi a scogli e rive scoscese, di cui si hanno varianti nelle bilance e marchingegni per pescare con larghe reti, restando a terra. Richiede grande perizia nella costruzione e nell'utilizzo, tanto che quello di traboccante è un artigianato e un mestiere specifico. Per saperne di piú, consultate questo sito dedicato ai Trabocchi nel quale é descritta in maniera dettagliata ed esperta cosa sono i trabocchi e la loro storia. Per me é stato sicuramente un incontro magico, quasi mistico, anzi per molti versi decisamente mistico.

Ho avuto occasione di imbattermi nel Trabocco di Spezza Catena e di avere il piacere ed il privilegio di conoscerne il proprietario: Orlando (detto Orlanduccio), un signore alto, con una faccia spontanea e genuina, con gli occhi azzurri azzurri come il mare e con una passione tramandata da generazioni. I suoi racconti e le sue spiegazioni mi hanno talmente presa che ho dimenticato di fotografare sia lui che il suo trabocco!
E' così però che una gita fotografica si é trasformata in una giornata ricca di spunti non soltanto visivi ma anche olfattivi ed ovviamente culinari. Orlando era lí per ritirare le reti nelle quali intrappolate c'erano tante seppie, alcune di queste strangolate da polpi. Le seppie strangolate dal polpo, diceva Orlando, sono ancora piú buone perché in questo modo la carne della seppia viene massaggiata e quindi poi risulta piú morbida. Un po' come quando si batte il polpo stesso.

Le seppie lui le apriva direttamente con le mani, vive, rimuoveva la sacchetta di nero e poi le riponeva in un secchio pieno di acqua. Mi ha spiegato che ci sono seppie femmina e seppie maschio e che le femmine si distinguono dal maschio perché all'interno hanno le sise (le tette) e le uova, la parte piú prelibata.

Le lumache invece, anch'esse impigliate nelle reti, le ho sempre mangiate in Inghilterra bollite, come usano gli inglesi cucinare la maggior parte dei frutti di mare (tipo gamberi, cozze e persino aragoste). Non mi hanno mai attirato mangiate così, ma Orlando me ne ha regalato un sacchetto zeppo (e pure due grandissime seppie) e mi ha anche suggerito un paio di modi per cucinarle, dopo averle bollite. Io ho scelto quello più semplice per questa volta, in insalata, con olio buono e prezzemolo, perché l'erba cipollina che lui suggeriva, non ce l'avevo! Ottime anche con un sugo al pomodoro fresco e due spaghetti (e magari due cozze e due ostriche come ha detto lui).

Per pulire le lumache occorre una buona dose di pazienza e qualche stuzzicadenti di legno, oppure, ancora meglio, uno di ferro, tipo quelli che si usano per gli spiedini. Io in extremis ho dovuto usare un uncinetto perché a contatto con le lumache lo stuzzicadenti si ammorbidiva e si spezzava.


Il legame che si stringe con il mare é inscindibile, una volta che lo incontri é davvero dura poi farne a meno. Un legame che nasce non solo per l'intensità e la gioia che un elemento così immenso può regalare, ma anche per ciò che raccoglie in sé.
La mia giornata di sabato scorso é iniziata con una passeggiata innocente sul lungomare di Vasto Marina. La bassa marea e la luce del sole coperta da nuvole passeggere, rendevano la spiaggia semi deserta ancora piú bella. Qualcuno correva a piedi nudi, altri semplicemente camminavano pregni di pensieri che il mare rasserena, o agita, a seconda.

Sulla spiaggia ho intravisto delle persone in camice bianco, dei signori di mezza età seduti su cassette di plastica colorate, come in attesa di qualcosa. Infatti aspettavano una piccola barca blu, che arrivasse a riva con il pesce del giorno. Si é così formato un piccolo circolo di spettatori e di persone che già attendevano, sapendo. "Solo seppie questa volta, niente pesce", dice il pescatore imbracato in una tuta di plastica fino sotto alle ascelle. Io e mia madre abbiamo comprato tre enormi seppie a 8 Euro al chilo, giá pulite lí per lí dal pescatore stesso. Odore di mare e di mani sapienti.

Mia madre le ha subito riempite con uova, pan grattato, formaggio e prezzemolo e le ha cotte sul gas con qualche patata. "Ci voleva pure qualche lampascione" ha detto. Lei i lampascioni li mette ovunque.
Elena aveva proprio ragione, la Costa dei Trabocchi é spettacolare, io non ne avevo mai sentito parlare ed ho avuto occasione di andarci proprio durante il mio primo week end abruzzese. Il Trabocco è una macchina da pesca complessa, ancorata in modi diversi a scogli e rive scoscese, di cui si hanno varianti nelle bilance e marchingegni per pescare con larghe reti, restando a terra. Richiede grande perizia nella costruzione e nell'utilizzo, tanto che quello di traboccante è un artigianato e un mestiere specifico. Per saperne di piú, consultate questo sito dedicato ai Trabocchi nel quale é descritta in maniera dettagliata ed esperta cosa sono i trabocchi e la loro storia. Per me é stato sicuramente un incontro magico, quasi mistico, anzi per molti versi decisamente mistico.

Ho avuto occasione di imbattermi nel Trabocco di Spezza Catena e di avere il piacere ed il privilegio di conoscerne il proprietario: Orlando (detto Orlanduccio), un signore alto, con una faccia spontanea e genuina, con gli occhi azzurri azzurri come il mare e con una passione tramandata da generazioni. I suoi racconti e le sue spiegazioni mi hanno talmente presa che ho dimenticato di fotografare sia lui che il suo trabocco!
E' così però che una gita fotografica si é trasformata in una giornata ricca di spunti non soltanto visivi ma anche olfattivi ed ovviamente culinari. Orlando era lí per ritirare le reti nelle quali intrappolate c'erano tante seppie, alcune di queste strangolate da polpi. Le seppie strangolate dal polpo, diceva Orlando, sono ancora piú buone perché in questo modo la carne della seppia viene massaggiata e quindi poi risulta piú morbida. Un po' come quando si batte il polpo stesso.

Le seppie lui le apriva direttamente con le mani, vive, rimuoveva la sacchetta di nero e poi le riponeva in un secchio pieno di acqua. Mi ha spiegato che ci sono seppie femmina e seppie maschio e che le femmine si distinguono dal maschio perché all'interno hanno le sise (le tette) e le uova, la parte piú prelibata.

Le lumache invece, anch'esse impigliate nelle reti, le ho sempre mangiate in Inghilterra bollite, come usano gli inglesi cucinare la maggior parte dei frutti di mare (tipo gamberi, cozze e persino aragoste). Non mi hanno mai attirato mangiate così, ma Orlando me ne ha regalato un sacchetto zeppo (e pure due grandissime seppie) e mi ha anche suggerito un paio di modi per cucinarle, dopo averle bollite. Io ho scelto quello più semplice per questa volta, in insalata, con olio buono e prezzemolo, perché l'erba cipollina che lui suggeriva, non ce l'avevo! Ottime anche con un sugo al pomodoro fresco e due spaghetti (e magari due cozze e due ostriche come ha detto lui).

Per pulire le lumache occorre una buona dose di pazienza e qualche stuzzicadenti di legno, oppure, ancora meglio, uno di ferro, tipo quelli che si usano per gli spiedini. Io in extremis ho dovuto usare un uncinetto perché a contatto con le lumache lo stuzzicadenti si ammorbidiva e si spezzava.
IngredientiFate bollire le lumache in acqua salata con mezzo bicchiere d'aceto per circa 20 minuti. Scolatele e toglietele dal guscio aiutandovi con uno stuzzicadenti oppure con un ferro. Risciacquatele sotto acqua corrente e preparate l'insalata con i pomodori tagliati a cubetti piccoli, il prezzemolo e l'aglio tritati finemente o se l'avete usate l'erba cipollina.
- lumache di mare
- olio buono
- pomodori rossi
- un piccolo spicchio d'aglio
- sale, pepe
- prezzemolo tritato

["Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi. E qualcuno, un padre, un amore, qualcuno - capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume - immaginarlo, inventarlo e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola: addio. Questo, davvero, sarebbe meraviglioso. Sarebbe dolce, la vita, qualcunque vita. E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente, si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare, farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente, umano. Basterebbe la fantasia di qualcuno, un padre, un amore, qualcuno. Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio, in questa terra che non vuole parlare. Strada clemente e bella. Una strada da qui al mare." A. Baricco - Oceano Mare]
Sognando: sognare lumache di mare indica mutamento di circostanze; sognare lumache cotte indica serenitá sentimentale; sognare di mangiare lumache indica nuovi avvenimenti.
Haiku: Ragni di legno - tra le zampe nell'acqua - piccoli pesci (Frank)
English please: Sea Snail Salad



English please: Sea Snail Salad

IngredientsBoil the snail in salted water and add half glass of vinegar for about 20 minutes. Drain and clean the snail with a toothpick removing the bits that its located at the very top of the snail, the round hard top. Wash them again under running water and proceed with the salad by mixing them with all other ingredients.
- sea snail
- extra virgin olive oil
- ripe chopped tomatoes
- a small garlic clove
- salt, pepper
- chopped parsley
5 April 2007

E' ufficiale. La lavatrice ha ripreso a funzionare ma il frigo si é rotto. E va bene, fa parte degli imprevisti, del resto ne avevo messi in conto almeno una decina in piú, ma il frigo no!
La Telecom da queste parti deve essere piú efficiente di qualsiasi altra zona perché giusto il giorno dopo il mio post, cioé ieri, sono arrivati router e telefono. Ok, la linea Voip non funziona ancora (vedrai che dopo questo post funzionerá pure quella), ma la rete Wireless va che é una bellezza, bastava imprecare in turco.

Non solo la gente si ferma alle strisce pedonali, ma all'ufficio postale ci sono i famigerati numeretti, cosí la gente é tutta seduta (e non a mucchio) e l'ordine regna sovrano. Ah! Che bellezza, questa delle file era proprio un insopportabile problema. Risolto!
Visto che non posso fare la spesa come si deve, mi consolo con colazioni all'ombra di un cactus in terrazza, a base di cornetti alla crema, marmellata e miele! Quelli che vedete nella foto sono altri dolcetti locali e si chiamano castagnole. Non so se sono proprio solo di questa regione (sicuramente ci sono varianti con nomi diversi in altre regioni) ma qui si vendono molto da Carnevale a Pasqua.

Dove sono? Ci siete andati vicino, ma anche lontano. D'altra parte l'Italia é grande e di posti bagnati dal mare ce ne sono parecchi. Vero é che sono atterrata a Roma e che non sono in Alto Adige! Vero é anche che potrei essere a Sperlonga, in Liguria, ma anche a Capri, Formia, Gaeta, Toscana e addirittura Campania, ma nessuna di queste é la risposta giusta. Un indizio arriva da zoe: le Marche direi proprio di no.
Mentre voi ci pensate, mi sposto per qualche giorno in Puglia... che in fondo non é tanto distante da qui. Grazie a tutti per il caloroso benvenuto e buone vacanze!
La Telecom da queste parti deve essere piú efficiente di qualsiasi altra zona perché giusto il giorno dopo il mio post, cioé ieri, sono arrivati router e telefono. Ok, la linea Voip non funziona ancora (vedrai che dopo questo post funzionerá pure quella), ma la rete Wireless va che é una bellezza, bastava imprecare in turco.

Non solo la gente si ferma alle strisce pedonali, ma all'ufficio postale ci sono i famigerati numeretti, cosí la gente é tutta seduta (e non a mucchio) e l'ordine regna sovrano. Ah! Che bellezza, questa delle file era proprio un insopportabile problema. Risolto!
Visto che non posso fare la spesa come si deve, mi consolo con colazioni all'ombra di un cactus in terrazza, a base di cornetti alla crema, marmellata e miele! Quelli che vedete nella foto sono altri dolcetti locali e si chiamano castagnole. Non so se sono proprio solo di questa regione (sicuramente ci sono varianti con nomi diversi in altre regioni) ma qui si vendono molto da Carnevale a Pasqua.

Dove sono? Ci siete andati vicino, ma anche lontano. D'altra parte l'Italia é grande e di posti bagnati dal mare ce ne sono parecchi. Vero é che sono atterrata a Roma e che non sono in Alto Adige! Vero é anche che potrei essere a Sperlonga, in Liguria, ma anche a Capri, Formia, Gaeta, Toscana e addirittura Campania, ma nessuna di queste é la risposta giusta. Un indizio arriva da zoe: le Marche direi proprio di no.
Mentre voi ci pensate, mi sposto per qualche giorno in Puglia... che in fondo non é tanto distante da qui. Grazie a tutti per il caloroso benvenuto e buone vacanze!
3 April 2007

Il sole caldo finalmente mi avvolge, sono a casa.
Sono le otto e cinquanta ed il tassista suona alla porta con una decina di minuti di anticipo. Per forza, é inglese. A malavoglia mi infilo nel classico cab inglese, bianco. Il tassista mi dice subito che non sapeva di dovermi portare all'aereoporto e che non ha i soldi per fare benzina, mi chiede se posso anticiparglieli io. Sono in lacrime ma a lui non gliene importa piú di tanto, bisbiglio qualcosa e ci avviamo. Come ho fatto a dimenticare i fazzoletti proprio oggi? Sono pure raffreddata, damn it! Per fortuna la benzina ci costringe a fermarci, gli do' tutti i soldi che gli devo cosí "You can do whatever you want", gli dico. Scendo dalla macchina mentre lui fa benzina con la scusa di comprare dell'acqua e ci aggiungo un pacchetto di fazzolettini. Finalmente mi posso soffiare il naso. Ripartiamo.
La campagna inglese mi passa davanti malinconica, la nebbia incalza e fa pure freddo. Speriamo che l'aereo parta.
"Did you enjoy your stay in Torquay?". Pare quasi inconcepibile per un inglese che un italiano, o uno straniero in generale, decida di vivere in Inghilterra. Dopo otto anni di vita all'estero a quasi nessuno é venuto mai in mente di dare per scontato che in quel posto ci abitassi, anzi tutte le volte che qualcuno tirava ad indovinare la mia nazionalitá (ne hanno sempre dette di tutti i colori "Spanish? French? Russian!!?") mi domandavano se fossi impazzita "Why?!".
"I was living in Torquay", gli rispondo. La conversazione di due ore di viaggio si conclude cosí.
L'aereo é puntuale ed il volo procede senza troppi sbalzi d'aria, ma sono pronta anche a quelli.
Sentire parlare italiano e capire quello che gli altri stanno dicendo, anche a distanza di un paio di metri, é il segno evidente che sono arrivata. Un "Te possino!", imprecato davanti alla macchinetta del parcheggio, me ne da la certezza. Mi viene da ridere, respiro a pieni polmoni, mi sento giá a casa e la nebbia e la pioggia sembrano giá un lontano ricordo.
Alla televisione danno Italia-Scozia, la guardo con la coda dell'occhio mentre gusto la mia prima pizza italiana, con mozzarella di bufala, of course.

Il primo segno di civilizzazione italiano mi viene subito dato dal pavimento sul quale cammino. Non é morbido no, non é chiaro, non é sporco e nemmeno puzzolente, soprattutto non ha un colore anni sessanta e non é moquette. Evviva!
La casa é ricoperta di legno vero, ma vero veramente, non laminato, legno vivo lucidato a nuovo. Non piú acari! Che civiltá in questo posto!
Giro per la nuova casa che vedo per la prima volta, sono confusa e non riesco a capire né chi sono né dove sono, circondata da pareti, vetri, legno, ma anche tanta polvere!
La vista é spettacolare, del resto é uno dei motivi per i quali ho scelto di venire a vivere qui. Il mare é una certezza, ti svegli la mattina e lui é sempre lí, con il bello o con il cattivo tempo, con la pioggia o con il sole, di giorno, cosí come di notte.
Resto piacevolmente colpita dalle macchine che si fermano alle strisce pedonali, dalla gentilezza degli indigeni, dal modo di fare delle persone, pronte ad aiutare ad indicare o suggerire, dalla cortesia, dai sorrisi, dalle strette di mano alle quali ormai ero totalmente disabituata. Faccio fatica ad abituarmi ai "buongiorno signora" ed al "lei". In Inghilterra si da del "tu" a chiunque, tranne alla Regina.
I traslocatori, inglesi, arrivano con due giorni di ritardo, poi ci lamentiamo degli italiani! La casa é piena di scatole un po' ovunque, ma piano piano cerco la mia collocazione e quella per ogni piattino, tazzina, bicchierino e quant'altro. Alla mia collezione si é giá aggiunto un nuovo bellissimo bicchierino locale, che é andato a sostituire quei tre o quattro bicchieri frantumati durante il viaggio.
L'Italia é cambiata si. Il tecnico della Telecom arriva puntuale come concordato, lo stresso un po' perché gli dico che mi serve l'adsl ed in giornata ho entrambe, linea telefonica e connessione ad internet. In banca mi trattano col tappeto rosso, "Signora vuole anche un calendarietto?". Al comune fanno persino la fila, indiana, ed i cinesi sono arrivati anche qui. Ma dove sono finita?!
E' vero che la lavatrice ha perso acqua e ho rischiato di allagare la stanza; é vero che i fornelli della cucina hanno un sistema tutto particolare per i quali se li accendi in un modo non si accendono e se li accendi in un altro si; é vero che la Telecom mi ha allacciato linea telefonica ed internet ma non mi ha ancora mandato né il telefono né il router ("non si stupisca, dieci giorni di attesa sono normali" mi hanno detto al 187) ; é vero che non ho ben capito come funziona il frigorifero; ma é soprattutto vero che ci sono altre cose che ripagano tutti quei piccoli spiacevoli inconvenienti quotidiani. Metti per esempio la soddisfazione di stendere i panni all'aria aperta! Ah! Quanto mi mancava quel profumo di pulito, altro che quello della dryer!
Ad ogni spacchettamento di scatola mi domando quanto tempo passerá prima di dover rimettere tutto dentro, ma rifuggo velocemente dal pensiero per passare ad un altro (Barbara, hai visto ho scritto bene stavolta!) piú positivo. Uno dei tanti pensieri vola verso i miei piú cari amici: Antonella e Gabriele, con i quali ho trascorso i momenti piú belli durante gli ultimi mesi della mia vita inglese (n.d.r.: é la veritá assoluta!).

Nelle foto potete vedere qualche hint. La vista dalla mia terrazza e un paio di prodotti locali che ho giá assaggiato. Sta a voi indovinare di cosa si tratta e in che regione sono atterrata!
Grazie a tutti coloro che mi hanno scritto nei commenti del post precedente ed anche a coloro che mi hanno scritto via email, affettuosissimi come sempre. Grazie davvero, siete cosí tanti che faccio fatica a stare dietro a tutti. Rassicuro tutti coloro che mi hanno chiesto se continueró a postare ed ovviamente la risposta é si!
Per ora é tutto. Corro all'ufficio postale a ritirare la mia prima raccomandata. Pare che in Italia i postini usino lasciare l'avviso piuttosto che citofonare! Ora mi sentono!!!! (non poteva essere tutto perfetto eh!)
Sono le otto e cinquanta ed il tassista suona alla porta con una decina di minuti di anticipo. Per forza, é inglese. A malavoglia mi infilo nel classico cab inglese, bianco. Il tassista mi dice subito che non sapeva di dovermi portare all'aereoporto e che non ha i soldi per fare benzina, mi chiede se posso anticiparglieli io. Sono in lacrime ma a lui non gliene importa piú di tanto, bisbiglio qualcosa e ci avviamo. Come ho fatto a dimenticare i fazzoletti proprio oggi? Sono pure raffreddata, damn it! Per fortuna la benzina ci costringe a fermarci, gli do' tutti i soldi che gli devo cosí "You can do whatever you want", gli dico. Scendo dalla macchina mentre lui fa benzina con la scusa di comprare dell'acqua e ci aggiungo un pacchetto di fazzolettini. Finalmente mi posso soffiare il naso. Ripartiamo.
La campagna inglese mi passa davanti malinconica, la nebbia incalza e fa pure freddo. Speriamo che l'aereo parta.
"Did you enjoy your stay in Torquay?". Pare quasi inconcepibile per un inglese che un italiano, o uno straniero in generale, decida di vivere in Inghilterra. Dopo otto anni di vita all'estero a quasi nessuno é venuto mai in mente di dare per scontato che in quel posto ci abitassi, anzi tutte le volte che qualcuno tirava ad indovinare la mia nazionalitá (ne hanno sempre dette di tutti i colori "Spanish? French? Russian!!?") mi domandavano se fossi impazzita "Why?!".
"I was living in Torquay", gli rispondo. La conversazione di due ore di viaggio si conclude cosí.
L'aereo é puntuale ed il volo procede senza troppi sbalzi d'aria, ma sono pronta anche a quelli.
Sentire parlare italiano e capire quello che gli altri stanno dicendo, anche a distanza di un paio di metri, é il segno evidente che sono arrivata. Un "Te possino!", imprecato davanti alla macchinetta del parcheggio, me ne da la certezza. Mi viene da ridere, respiro a pieni polmoni, mi sento giá a casa e la nebbia e la pioggia sembrano giá un lontano ricordo.
Alla televisione danno Italia-Scozia, la guardo con la coda dell'occhio mentre gusto la mia prima pizza italiana, con mozzarella di bufala, of course.

Il primo segno di civilizzazione italiano mi viene subito dato dal pavimento sul quale cammino. Non é morbido no, non é chiaro, non é sporco e nemmeno puzzolente, soprattutto non ha un colore anni sessanta e non é moquette. Evviva!
La casa é ricoperta di legno vero, ma vero veramente, non laminato, legno vivo lucidato a nuovo. Non piú acari! Che civiltá in questo posto!
Giro per la nuova casa che vedo per la prima volta, sono confusa e non riesco a capire né chi sono né dove sono, circondata da pareti, vetri, legno, ma anche tanta polvere!
La vista é spettacolare, del resto é uno dei motivi per i quali ho scelto di venire a vivere qui. Il mare é una certezza, ti svegli la mattina e lui é sempre lí, con il bello o con il cattivo tempo, con la pioggia o con il sole, di giorno, cosí come di notte.
Resto piacevolmente colpita dalle macchine che si fermano alle strisce pedonali, dalla gentilezza degli indigeni, dal modo di fare delle persone, pronte ad aiutare ad indicare o suggerire, dalla cortesia, dai sorrisi, dalle strette di mano alle quali ormai ero totalmente disabituata. Faccio fatica ad abituarmi ai "buongiorno signora" ed al "lei". In Inghilterra si da del "tu" a chiunque, tranne alla Regina.
I traslocatori, inglesi, arrivano con due giorni di ritardo, poi ci lamentiamo degli italiani! La casa é piena di scatole un po' ovunque, ma piano piano cerco la mia collocazione e quella per ogni piattino, tazzina, bicchierino e quant'altro. Alla mia collezione si é giá aggiunto un nuovo bellissimo bicchierino locale, che é andato a sostituire quei tre o quattro bicchieri frantumati durante il viaggio.
L'Italia é cambiata si. Il tecnico della Telecom arriva puntuale come concordato, lo stresso un po' perché gli dico che mi serve l'adsl ed in giornata ho entrambe, linea telefonica e connessione ad internet. In banca mi trattano col tappeto rosso, "Signora vuole anche un calendarietto?". Al comune fanno persino la fila, indiana, ed i cinesi sono arrivati anche qui. Ma dove sono finita?!
E' vero che la lavatrice ha perso acqua e ho rischiato di allagare la stanza; é vero che i fornelli della cucina hanno un sistema tutto particolare per i quali se li accendi in un modo non si accendono e se li accendi in un altro si; é vero che la Telecom mi ha allacciato linea telefonica ed internet ma non mi ha ancora mandato né il telefono né il router ("non si stupisca, dieci giorni di attesa sono normali" mi hanno detto al 187) ; é vero che non ho ben capito come funziona il frigorifero; ma é soprattutto vero che ci sono altre cose che ripagano tutti quei piccoli spiacevoli inconvenienti quotidiani. Metti per esempio la soddisfazione di stendere i panni all'aria aperta! Ah! Quanto mi mancava quel profumo di pulito, altro che quello della dryer!
Ad ogni spacchettamento di scatola mi domando quanto tempo passerá prima di dover rimettere tutto dentro, ma rifuggo velocemente dal pensiero per passare ad un altro (Barbara, hai visto ho scritto bene stavolta!) piú positivo. Uno dei tanti pensieri vola verso i miei piú cari amici: Antonella e Gabriele, con i quali ho trascorso i momenti piú belli durante gli ultimi mesi della mia vita inglese (n.d.r.: é la veritá assoluta!).

Nelle foto potete vedere qualche hint. La vista dalla mia terrazza e un paio di prodotti locali che ho giá assaggiato. Sta a voi indovinare di cosa si tratta e in che regione sono atterrata!
Grazie a tutti coloro che mi hanno scritto nei commenti del post precedente ed anche a coloro che mi hanno scritto via email, affettuosissimi come sempre. Grazie davvero, siete cosí tanti che faccio fatica a stare dietro a tutti. Rassicuro tutti coloro che mi hanno chiesto se continueró a postare ed ovviamente la risposta é si!
Per ora é tutto. Corro all'ufficio postale a ritirare la mia prima raccomandata. Pare che in Italia i postini usino lasciare l'avviso piuttosto che citofonare! Ora mi sentono!!!! (non poteva essere tutto perfetto eh!)
22 March 2007

Move:
[n] the act of deciding to do something;
[n] the act of changing your location from one place to another;
[v] be in a state of action; "she is always moving";
[v] change location; move, travel, or proceed;
[v] change residence, affiliation, or place of employment.
Dal verbo to move, muoversi, spostarsi, traslocare, andare, partire, un'altra volta. No, non é il blog che si sposta, ma sono io, fisicamente, me medesima, ebbene si, scriverlo fa tutto un effetto bizzarro, ma torno in Italia. L'ho detto. Ecco il mistero di tutto il mio da fare, svelato.
Otto anni vissuti all'estero (tra Inghilterra, Scozia e Stati Uniti) mi hanno insegnato un milione di cose, prospettive diverse, punti di vista, gusti e abitudini, non solo dal punto di vista culinario e un modo di vivere civile che probabilmente mi mancherá piú di ogni altra cosa, anzi sicuramente giá mi manca dopo aver avuto a che fare con l'Italia per ovvi motivi burocratici. Ma diamoci una speranza e una botta di ottimismo, non sará cosí come l'avevo lasciata quest'Italia, qualcosa sará pure migliorato, o no?
L'esperienza per ora finisce qui, perché in realtá non mi sento di escludere di tornare a vivere qui al polo nord, ma di sicuro un po' di caldo e sole mi faranno bene alle ossa, giusto il tempo di asciugarmele e poi si vedrá. Negli ultimi 8 anni ho traslocato in 9 case diverse e quest'ultimo é solo uno dei tanti spostamenti, del resto é la metafora della vita: nothing lasts forever.
Uno sguardo al passato ed uno al futuro. Mi aspetta una casa vicino al mare ma non troppo e al caldo, sicuramente troppo per gli standard ai quali ormai mi sono abituata. La destinazione é top secret, tanto per farvi scervellare un po', potrete indovinarla quando avró realizzato la mia prima ricetta dall'Italia!
Chiedo scusa a tutti coloro che mi hanno scritto ultimamente via email perché come potrete immaginare é stato un periodo piuttosto intenso e cercare casa é giá un lavoro piuttosto estenuante, se poi la casa é collocata dall'altra parte del globlo lo é ancora di piú. Cercheró di smaltire la posta non appena mi saró sistemata. In ogni caso vi leggo sempre e vi ringrazio tanto per le parole e l'affetto!
Tra una connessione del telefono e tanti pacchi da spacchettare, tra una cucina da sistemare e tante tazze da collocare, dovrei essere live back online tra prima di Pasqua e dopo Pasqua. Nel frattempo vado a preparare la mia valigia, tra qualche giorno si parte. Vi auguro giá da ora buone vacanze ed un arrivederci a presto!
Otto anni vissuti all'estero (tra Inghilterra, Scozia e Stati Uniti) mi hanno insegnato un milione di cose, prospettive diverse, punti di vista, gusti e abitudini, non solo dal punto di vista culinario e un modo di vivere civile che probabilmente mi mancherá piú di ogni altra cosa, anzi sicuramente giá mi manca dopo aver avuto a che fare con l'Italia per ovvi motivi burocratici. Ma diamoci una speranza e una botta di ottimismo, non sará cosí come l'avevo lasciata quest'Italia, qualcosa sará pure migliorato, o no?
L'esperienza per ora finisce qui, perché in realtá non mi sento di escludere di tornare a vivere qui al polo nord, ma di sicuro un po' di caldo e sole mi faranno bene alle ossa, giusto il tempo di asciugarmele e poi si vedrá. Negli ultimi 8 anni ho traslocato in 9 case diverse e quest'ultimo é solo uno dei tanti spostamenti, del resto é la metafora della vita: nothing lasts forever.
Uno sguardo al passato ed uno al futuro. Mi aspetta una casa vicino al mare ma non troppo e al caldo, sicuramente troppo per gli standard ai quali ormai mi sono abituata. La destinazione é top secret, tanto per farvi scervellare un po', potrete indovinarla quando avró realizzato la mia prima ricetta dall'Italia!
Chiedo scusa a tutti coloro che mi hanno scritto ultimamente via email perché come potrete immaginare é stato un periodo piuttosto intenso e cercare casa é giá un lavoro piuttosto estenuante, se poi la casa é collocata dall'altra parte del globlo lo é ancora di piú. Cercheró di smaltire la posta non appena mi saró sistemata. In ogni caso vi leggo sempre e vi ringrazio tanto per le parole e l'affetto!
Tra una connessione del telefono e tanti pacchi da spacchettare, tra una cucina da sistemare e tante tazze da collocare, dovrei essere live back online tra prima di Pasqua e dopo Pasqua. Nel frattempo vado a preparare la mia valigia, tra qualche giorno si parte. Vi auguro giá da ora buone vacanze ed un arrivederci a presto!
20 March 2007

La ricetta originale prevede 500 e passa grammi di zucchero, decisamente troppi, da far venire il diabete solo a leggere la ricetta. Io mi sono tenuta sui 300gr ma volendo si può scendere ancora fino a 250gr. E' sicuramente un dolce calorico, da mangiare una volta ogni tanto magari per una festa speciale.

Per chi non avesse avuto voglia di sperimentare la lemon curd, questa potrebbe essere l'occasione giusta per assaggiare qualcosa che la ricorda molto, con la differenza che non c'è bisogno di preparare, sterilizzare, invasare, ma é subito pronta. Un'alternativa potrebbe essere all'arancia, aggiungendo sempre almeno 1 limone come antiossidante.
Le roselline che ho usato per la decorazione sono un altro gentile omaggio di Daniela, arrivano direttamente dalla Tunisia e sono super profumate.

Per chi non avesse avuto voglia di sperimentare la lemon curd, questa potrebbe essere l'occasione giusta per assaggiare qualcosa che la ricorda molto, con la differenza che non c'è bisogno di preparare, sterilizzare, invasare, ma é subito pronta. Un'alternativa potrebbe essere all'arancia, aggiungendo sempre almeno 1 limone come antiossidante.
Le roselline che ho usato per la decorazione sono un altro gentile omaggio di Daniela, arrivano direttamente dalla Tunisia e sono super profumate.
Ingredienti per la baseIngredienti per la crema al limone
- 125gr di farina
- 40gr di zucchero a velo
- 120gr di burro
Preparate la base mixando tutti gli ingredienti fino a che non avrete ottenuto una pasta simile a biscotti sbriciolati. Aggiungete 2 o 3 cucchiai di acqua fredda per far compattare la pasta. Usate una teglia quadrata di circa 23cm di lato e versate questo composto all'interno, distribuendolo bene con le dita. Infornate a 170 C per circa 20 minuti.
- 4 uova
- 250/300gr di zucchero
- 180ml di succo di limone (circa 4/5 limoni)
- 60gr di farina
- zucchero a velo per decorare
Nel frattempo preparate la crema sbattendo le uova con lo zucchero, poi aggiungendo il succo di limone e la farina. Abbassate la temperatura del forno a 140 C, versate la crema sulla base precotta ed infornate nuovamente per altri 40/45 minuti, fino a quando la superficie non sarà dorata. Fate raffreddare completamente prima di servire, tagliate a quadratini e decorate con zucchero a velo. Si conserva in frigo per un paio di giorni.


English please: Lemony squares

Ingredients for the baseIngredients for the filling
- 125gr flour
- 40gr icing sugar
- 120gr butter
Prepare the base by mixing all ingredients until you get something that resembles bread crumbs. Add a couple of Tbsp of cold water so that the mixture comes together. Use a 23cm squared baking tin and fill it with the base, working with your fingers until smooth. Bake at 170 C for about 20 minutes.
- 4 eggs
- 250/300gr sugar
- 180ml lemon juice (about 4/5 lemons)
- 60gr flour
- icing sugar for dusting
In the meantime prepare the filling by beating eggs and sugar together. Then add the lemon juice and flour. Reduce the oven temperature to 140 C, fill the baking tin with the cream and cook for a further 40/45 minuti, until the top is goldish. Let it cool completely before serving and dust with icing sugar. Store in the fridge for a couple of days.
14 March 2007

Direttamente dalla provincia di Bergamo arriva questo vasetto di Composta di pere, noci e zafferano, corredato da ricetta scritta a mano. Lo manda Ellen, per la verità lo ha mandato qualche settimana fa, ma io me lo sono tenuto caro caro fino a che non ho resistito e l'ho aperto! Un accostamento perfetto per chi ama pere, noci e soprattutto lo zafferano. Il barattolo é quasi finito a cucchiaiate e quindi ho pensato di proporvela così anche a voi questa composta, poi ognuno ci farà quel che ritiene più necessario. Con le dosi indicate, Ellen ha riempito 1 vaso da 300gr ed uno da 250gr. Il secondo, ovviamente, era il mio. Grazie!
IngredientiTagliate le pere a pezzettini e mettetele in una ciotola con il succo di limone. Mettete l'acqua in una pentola con lo zucchero e lo zafferano. Pestate i chicchi di pepe in un mortaio e metteteli nella pentola. Cuocete a fuoco dolce per 30 minuti a pentola coperta dopo aver aggiunto le pere sgocciolate. Mescolate spesso schiumando con l'apposita schiumarola. Aggiungete i gherigli di noce spezzettati e cuocete senza coperchio per altri 10 minuti. Invasate a caldo in vasi sterilizzati e chiudete ermeticamente.
- 1,2Kg di pere pulite
- succo di 1 limone
- 350gr di zucchero
- 1 tazza di acqua
- 1 cucchiaino di zafferano in stimmi
- 8 grani di pepe nero
- 100gr di gherigli di noce


English please: Pear, walnuts and saffron preserve

IngredientsCut pears and put them in a bowl with the lemon juice. Put water, sugar, crushed peppercorns, and chopped pears (drained from the lemon juice) and saffron in a saucepan. Simmer for about 30 minutes with a lid on. Finally add walnuts and cook without a lid for a futher 10 minutes. Pot and seal using sterilized jar.
- 1,2Kg pears
- juice of 1 lemon
- 350gr sugar
- 1 cup of water
- 1 tsp saffron threads
- 8 peppercorn in grain
- 100gr walnuts
Subscribe to:
Posts (Atom)
Consiglia su Facebook
Google+ Followers
Le piu' lette
-
Ma dov'é finito il tempo? Non si sa. Non ho piú tempo neanche di grattarmi in testa. E si che ho pure tagliato i capelli e dovrebbe e...
-
Il mese dell'amore si apre cosí, con l'ingrediente che richiama alla dolcezza per eccezione: il cioccolato. La ricetta in questione ...
-
Lo scorso weekend mi sono imbattuta in una caccia al porcino che è terminata con una raccolta di more. Si sa, l'Inghilterra non è propr...
-
La scorsa settimana di passaggio a Milano, ho approfittato per andare insieme a Nelly, alla Fiera dell'Artigianato inaugurata proprio i...
-
Move: [n] the act of deciding to do something; [n] the act of changing your location from one place to another; [v] be in a state of acti...
-
E' ufficiale. La lavatrice ha ripreso a funzionare ma il frigo si é rotto. E va bene, fa parte degli imprevisti, del resto ne avevo mess...
-
Ebbene sono tornata! Veramente da un po', ma riprende con il solito tran tran dopo essere stati in paradiso, vi assicuro che non é c...
-
Il sole caldo finalmente mi avvolge, sono a casa . Sono le otto e cinquanta ed il tassista suona alla porta con una decina di minuti di anti...
-
Kuru Patlıcan Dolması, in turco si traduce letteralmente in "secche melanzane ripiene". Come già detto più volte, qui in Cla...
-
Quest'anno ci siamo persino dimenticati del compleanno di Fiordizucca (n.d.r. 24 Luglio 2010). Eppure 5 anni non sono tanti, pratica...
La mia attrezzatura

Photo Tour
• Sagres, Part 2, Portugal
• Sagres, Part 1, Portugal
• Lagos, Portugal
• Portimão, Portugal
• Crete, Greece
• St. Patrick's Day, Dublin, Ireland
• Bettystown, Ireland
• Capri, Amalfi, Sorrento
• Marrakech, Morocco
• Puglia, Italy
• Eastbourne, East Sussex, U.K.
• Battersea Park, London
• Hastings, East Sussex, U.K.
• Isle of Wight, U.K.
• Richmond Park, London
• Venezia, Italy
• Oxford, U.K.
• Highgate Cemetery, London
• Canary Wharf and Greenwich, London
• Regent's Park, London
• London Gay Pride 2008
• The Italian Garden, London
• Tower Bridge, London
• Holland Park and Kyoto Gardens, London
• Urbino, Italy
• Sagres, Part 1, Portugal
• Lagos, Portugal
• Portimão, Portugal
• Crete, Greece
• St. Patrick's Day, Dublin, Ireland
• Bettystown, Ireland
• Capri, Amalfi, Sorrento
• Marrakech, Morocco
• Puglia, Italy
• Eastbourne, East Sussex, U.K.
• Battersea Park, London
• Hastings, East Sussex, U.K.
• Isle of Wight, U.K.
• Richmond Park, London
• Venezia, Italy
• Oxford, U.K.
• Highgate Cemetery, London
• Canary Wharf and Greenwich, London
• Regent's Park, London
• London Gay Pride 2008
• The Italian Garden, London
• Tower Bridge, London
• Holland Park and Kyoto Gardens, London
• Urbino, Italy
Published
Blikki - Feb/Mar 2013