24 June 2009
Ce la potevo mai fare a lasciare la macchina fotografica a casa? La risposta ovviamente è no. Non ce l'ho fatta. Ho rinunciato allo spazzolino, come qualcuno gentilmente mi ha suggerito, ma la macchina l'ho portata. Piuttosto ho sacrificato gli obiettivi, portando con me solo il 50mm. La settimana è stata lunga, piena di impegni famigliari (vedi alla voce mangiare), di piccole disavventure e di grandi pitonate (n.d.r. dormite).
Nonostante avessi detto a mia madre che arrivando la sera non avrei mangiato, sono stata accolta da un piatto di ricci di mare e una spaghettata di cozze. Con tutta la buona volontà non ho pensato neanche lontanamente di resistere e ho mangiato tutto quello che il mio stomaco ha potuto accogliere, assecondando i ritmi locali ai quali sono riuscita brillantemente a riabituarmi.
La mattina dopo già mi attendeva la classica gita fuoriporta. Il pranzo è iniziato alle due del pomeriggio ed è finito alle dieci di sera. La cosa divertente è che quelli più anziani non hanno problemi a mangiare così tanto, mentre i più giovani, vuoi per la dieta, vuoi perché non sono proprio abituati, si fanno mille problemi. Compresa me ovviamente, che già dopo il pranzo avevo rassegnato le mie dimissioni da commensale. Avrei solo assistito alla cena. Ho detto. Se, se. Quando ho visto il pentolone con il sugo piccante alle quaglie, cacciate da mio padre medesimo, non ho resistito. Le quaglie non le mangio dall'età di bimba. Anzi non credo di averle mai mangiate. I pennuti di quel genere mi hanno sempre fatto senso, ma avere un cacciatore in casa si rischia di assaggiare qualsiasi cosa. Il sugo però, come lo fa mia madre, non lo fa nessuno e Sarà stata l'aria di campagna o la compagnia è stato impossibile rinunciare alla spaghettata, come non hanno rinunciato tutti gli altri, persino quelli che come me hanno rabbrividito alla vista dei volatili.
Se fossi stata incinta mi sarebbe bastato un viaggio così per togliermi tutte le voglie che normalmente ho stando all'estero. La peperonata di mia madre, i ricci di mare, le cozze crude, le seppie ripiene, i panzerotti fritti, l'anguria saporita, le ciliegie paesane, le cimichicozze, la rucola selvatica, i maricidd. Questi ultimi in particolare sogno degni di nota. Quando ero piccola li mangiavo durante le feste patronali ed in qualche altra occasione sporadica. Se mi avessero detto esattamente cosa fossero, non credo li avrei mangiati neanche allora, ma il gusto inconfondibile fanno di questi, una delle voglie che avevo da soddisfare e che legano il sapore alla memoria di tanti ricordi d'infanzia legati alla vecchia casa, ai nonni e ai momenti spensierati del tempo.
Dalla Puglia ho portato con me anche una lieve scottatura alle gambe. Colpa della crema non waterproof e della mia poca dimestichezza ormai con il mare e con il sole. Tant'è!
Le foto di seguito illustrano meglio quello che ho vissuto e quello di cui ho potuto godere durante i giorni scorsi, con un piccolo corso basic di Minervinese stretto. Per la pronuncia esatta, potete recarvi direttamente sul posto!
Nonostante avessi detto a mia madre che arrivando la sera non avrei mangiato, sono stata accolta da un piatto di ricci di mare e una spaghettata di cozze. Con tutta la buona volontà non ho pensato neanche lontanamente di resistere e ho mangiato tutto quello che il mio stomaco ha potuto accogliere, assecondando i ritmi locali ai quali sono riuscita brillantemente a riabituarmi.
La mattina dopo già mi attendeva la classica gita fuoriporta. Il pranzo è iniziato alle due del pomeriggio ed è finito alle dieci di sera. La cosa divertente è che quelli più anziani non hanno problemi a mangiare così tanto, mentre i più giovani, vuoi per la dieta, vuoi perché non sono proprio abituati, si fanno mille problemi. Compresa me ovviamente, che già dopo il pranzo avevo rassegnato le mie dimissioni da commensale. Avrei solo assistito alla cena. Ho detto. Se, se. Quando ho visto il pentolone con il sugo piccante alle quaglie, cacciate da mio padre medesimo, non ho resistito. Le quaglie non le mangio dall'età di bimba. Anzi non credo di averle mai mangiate. I pennuti di quel genere mi hanno sempre fatto senso, ma avere un cacciatore in casa si rischia di assaggiare qualsiasi cosa. Il sugo però, come lo fa mia madre, non lo fa nessuno e Sarà stata l'aria di campagna o la compagnia è stato impossibile rinunciare alla spaghettata, come non hanno rinunciato tutti gli altri, persino quelli che come me hanno rabbrividito alla vista dei volatili.
Se fossi stata incinta mi sarebbe bastato un viaggio così per togliermi tutte le voglie che normalmente ho stando all'estero. La peperonata di mia madre, i ricci di mare, le cozze crude, le seppie ripiene, i panzerotti fritti, l'anguria saporita, le ciliegie paesane, le cimichicozze, la rucola selvatica, i maricidd. Questi ultimi in particolare sogno degni di nota. Quando ero piccola li mangiavo durante le feste patronali ed in qualche altra occasione sporadica. Se mi avessero detto esattamente cosa fossero, non credo li avrei mangiati neanche allora, ma il gusto inconfondibile fanno di questi, una delle voglie che avevo da soddisfare e che legano il sapore alla memoria di tanti ricordi d'infanzia legati alla vecchia casa, ai nonni e ai momenti spensierati del tempo.
Dalla Puglia ho portato con me anche una lieve scottatura alle gambe. Colpa della crema non waterproof e della mia poca dimestichezza ormai con il mare e con il sole. Tant'è!
Le foto di seguito illustrano meglio quello che ho vissuto e quello di cui ho potuto godere durante i giorni scorsi, con un piccolo corso basic di Minervinese stretto. Per la pronuncia esatta, potete recarvi direttamente sul posto!
Gli "occhi di Santa Lucia" sono un dolce tipico. In sostanza sono dei piccoli biscotti tondi ricoperti di "schlipp", ovvero una glassa di zucchero a velo.
I capperi e il timo raccolti dal babbo. I capperi freschi vengono poi messi sotto sale grosso e così si conservano a lungo.
Secche o fresche, le fave e cicorie sono un altro piatto tipico della cucina pugliese.
Gli involtini di pecora e prezzemolo arrostiti.
Le canestrelle, non le avevo mai mangiate prima. Sono una specie di piccole capesante, molto saporite!
La spaghettata più buona del mondo, con i granchietti pescati dal babbo al mare.
Le ciliegie paesane, che hanno niente a che vedere con quelle del supermercato. Piccole, ammaccate ma dolci e saporite, di colore e grandezza diversa l'una dall'altra.
Le foglie della pianta di zucchina ed i fiori di zucchina. Vengono pulite, cimate e cotte con la pasta. In bianco o con il pomodoro.
Ingredienti
- strascinati fatti in casa o altra pasta fresca
- 1 patata media
- 1 mazzetto di rucola
- peperoncino secco a piacere
- 1 spicchio d'aglio
- olio d'oliva
- sale
Sbucciate e tagliate la patata a dadini. Fate bollire dell'acqua salata in una pentola capiente. Versate la patata e la rucola insieme e lasciate cuocere per qualche minuto poi quando l'acqua riprende a bollire versate la pasta e cuocete per il tempo necessario affinché la pasta sia cotta. In un pentolino a parte, soffriggete uno spicchio d'aglio con un po' di olio ed infine aggiungete peperoncino a piacere. Scolate la pasta e condite con l'olio e il peperoncino.
English please
Strascinati pasta with arucola, potatoes and chilly pepper
Ingredients
- strascinati or other fresh pasta
- 1 medium potato
- 1 bunch of arucola
- dried chilly pepper
- 1 garlic clove
- olive oil
- salt
Peel the potato and dice it. Boil some water cook the diced potatoes and the rucola togehter until the water starts boling again. Add the pasta and cook accordingly. In a small pan, gently fry a garlic clove with a bit of olive oil and dried chilly. Drain the pasta along with the potatoes and arucola and mix it with the olive oil. Toss and serve.
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La mia attrezzatura

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Published
Blikki - Feb/Mar 2013