27 July 2010
Quest'anno ci siamo persino dimenticati del compleanno di Fiordizucca (n.d.r. 24 Luglio 2010). Eppure 5 anni non sono tanti, praticamente una bambina, ma per la vita di un blog sembrano tantissimi.
Quasi per coincidenza ritorno a scrivere proprio qualche giorno dopo. Un po' senza volerlo e un po' anche volendolo. Per tutti quelli che si sono chiesti che fine ho fatto, direi nessuna fine. Sono sempre dov'ero, lavoro sempre dove lavoravo, mangio sempre quello che mangiavo più altre cose nuove. Semplicemente sono un po' lontana dai fornelli, mi manca l'ispirazione e anche la voglia. ma continuo a viaggiare e a godermi splendidi posti come questi che vedrete nella galleria.
Dopo il Marocco, difficile da dimenticare, ho deciso di tornare a fare una breve vacanza italiana, visitando quei posti che solitamente guardo nelle cartoline, posti unici al mondo che non hanno niente da invidiare ad altre mete più lontane ed esotiche.
Ho sofferto molto il caldo andandoci a giugno, non oso immaginare in Agosto, ma se amate il caldo potete osare.
Per chi avesse voglia, le foto gallerie sono visionabili cliccando sull'immagine in alto, oppure qui.
Grazie a tutti quelli che hanno scritto, preoccupati o chiedendomi di ritornare. Per ora questo è tutto quello che ho da dire. Al prossimo viaggio, direi.
Quasi per coincidenza ritorno a scrivere proprio qualche giorno dopo. Un po' senza volerlo e un po' anche volendolo. Per tutti quelli che si sono chiesti che fine ho fatto, direi nessuna fine. Sono sempre dov'ero, lavoro sempre dove lavoravo, mangio sempre quello che mangiavo più altre cose nuove. Semplicemente sono un po' lontana dai fornelli, mi manca l'ispirazione e anche la voglia. ma continuo a viaggiare e a godermi splendidi posti come questi che vedrete nella galleria.
Dopo il Marocco, difficile da dimenticare, ho deciso di tornare a fare una breve vacanza italiana, visitando quei posti che solitamente guardo nelle cartoline, posti unici al mondo che non hanno niente da invidiare ad altre mete più lontane ed esotiche.
Ho sofferto molto il caldo andandoci a giugno, non oso immaginare in Agosto, ma se amate il caldo potete osare.
Per chi avesse voglia, le foto gallerie sono visionabili cliccando sull'immagine in alto, oppure qui.
Grazie a tutti quelli che hanno scritto, preoccupati o chiedendomi di ritornare. Per ora questo è tutto quello che ho da dire. Al prossimo viaggio, direi.
8 March 2010
Pensavate che fossi stata rapita nel deserto o scambiata per un centinaio di cammelli? No, purtroppo sono tornata. Purtroppo si, perché passare da 26 gradi di Marrakech ad una manciata di gradi di Londra, è un trauma non indifferente. Traumatico è stato il ritorno, come non mai. Di posti ne ho visti, visitati, e di vacanze ne ho fatte, ma questa è stata un'immersione senza fiato in un mondo totalmente diverso, mai esplorato prima e neanche immaginabile nonostante le foto o i video o di come ce lo raccontano i film.
Trascorsa la notte in bianco in aeroporto, grazie a Santa Ryanair che fa partire i suoi fantastici voli low cost, non tanto low cost ormai, alle 6 del mattino. Una famiglia di rumeni mi ha tenuto compagnia per tutta la notte, le signore non riuscivano a smettere di parlare, sembravano mitragliette impazzite, bevevano caffè nero bollente e si tenevano svegli fino al collasso totale proprio quando io avevo deciso che ormai di dormire non se ne parlava più.
L'aeroporto di Luton è minuscolo, i passeggeri in attesa del proprio volo stazionano in una saletta aperta tutti assieme. C'è chi cammina avanti e indietro, chi russa beatamente, chi dorme a terra e chi continua a guardare giornali a scrocco nell'edicola all'angolo della piazzetta.
Il volo è in orario. E vorrei vedere se alle 6 si permettono anche di ritardare. Superato brillantemente il check in e l'ansia di trasportare più del peso consentito, si sale a bordo e finalmente crollo in un sonno altalenante, interrotto più volte dalla voce assordante della hostess che cerca di vendermi patatine, caffè, gratta e vinci e popcorn. La ignoro infilandomi due auricolari nelle orecchie, ascoltando Tchaikovsky nella speranza che almeno lui mi addormenti per le prossime 3 ore e 20 di volo.
Eh si, il Marocco sta proprio giù giù, guardo la mappa sulla rivista di fronte a me, mi ricordo di quando ho volato più o meno alla stessa altezza per andare a Lanzarote, anni fa.
Il capitano dice che a Marrakech è nuvoloso e che pioviggina. Impreco in arabo ma poi mi dico "Seeee, figurati se in Marocco piove".
Come spesso accade, negli ultimi attimi di volo, socializzo con i miei vicini. Con gli inglesi si fa fatica a socializzare anche se stai in una camera di un metro quadrato per ore ed ore. Se non gli parli tu, loro ti ignorano allegramente. E' una coppia che sta andando in Marocco per una mini vacanza di golf. In realtà il marito golfeggia, la moglie prenderà il sole o raccatterà le palle.
Tiriamo tutti un bel sospiro di sollievo toccando terra. Nessun aereo dirottato, nessuna bomba, nessun pazzo a bordo, tutto regolare.
L'asfalto è umido e qualche nuvola in effetti c'è, ma il sole sta proprio dietro l'angolo e spunta. Alè, certo non ci sono 40 gradi ma l'aria si sente, è diversa.
Il primo impatto è stato immediato. Si percepisce esattamente di essere atterrati in un posto nuovo, diverso. Il controllo passaporti dura una vita, poi per fortuna nessuna valigia da ritirare e subito mi attende all'uscita, un poliziotto con un mitra e un mucchio di uomini vestiti di scuro tutti ad attendere qualcuno, molti di loro con dei cartelli in mano.
Dall'alto si nota subito, sembra una piazza di un piccolo centro, abitato solo da uomini. Le poche donne che circolano sono accompagnate da altri uomini o coperte. Gli uomini si baciano sulla guancia per salutarsi, le donne in alcuni casi stringono la mano ma niente più.
L'aereoporto Menara mi sembra bellissimo. I vetri sembrano ricamati a mano come i tatuaggi all'henna che le ragazze fanno in piazza, sulle mani dei turisti. Oltre alle sedioline di plastica su un lato, ci sono anche dei divanetti coloratissimi e una musica arabeggiante proveniente da un angolo dello stesso aeroporto che di per sé già sembra un mercatino.
Vengo trasportata in macchina dall'aereoporto al Riad Karim. Una tipica casa marocchina con sole 4 camere da letto, nel cuore della Medina, il centro storico di Marrakech. L'enorme macchina che mi trasporta, attraversa stradine piccolissime, piene di persone, di motorini, di frutta e verdura e di carne appesa.
I negozi a Marrakech sono "da fuori per fuori", ovvero non ci si entra come nei nostri tipici negozio di alimentari o macellerie, ma la merce è esposta e il compratore sta al di fuori.
Nonostante la notte trascorsa in bianco, arrivo al Riad, e, giusto il tempo di guardarmi in torno e una doccia, mi tuffo subito nelle vie colorate e l'avventura ha inizio.
Di nuovo, l'impressione è quella di essere circondata da tanti uomini, ogni tanto qualche donna con la busta in mano si intravede, coperte alcune, meno coperte le altre ma pur sempre con un vestire rigorosamente casto. Nonostante il mio aspetto tipicamente terronico, vengo notata come una turista e a turno i commercianti ad ogni angolo di strada, cercano di vendermi qualsisi cosa: dai tappeti all'olio per i massaggi, dalle spezie alle ciabatte.
Aihmè incappo subito in un "vicino di casa" il quale con un inglese quasi perfetto cerca di rifilarmi spezie che probabilmente stazionano nel suo negozio dai tempi del dopoguerra. Un po' stizzita io gli dico che ora me ne vorrei andare un po' a zonzo, che sono appena arrivata e non mi va di fare già shopping. Lui mi fa promettere, con tanto di stretta di mano, che tornerò a comprare le sue fantastiche spezie e che il prezzo sarà sicuramente vantaggioso, non come quelle che vendono laggiù. Ho fatto una cosa che non avrei mai dovuto fare. Promettere. Una promessa è una promessa ovunque, ma a Marrakech lo è in maniera particolare.
I commercianti si ricordano di te, se gli dici "torno dopo", loro ti fermano ogni volta che passi, e ti chiedono se il "dopo" è finalmente arrivato e tu continui a dire, "torno dopo" e loro imprecano qualcosa in arabo e anche a questo giro te li sei levati dai piedi.
Mi ero messa in testa ad un certo punto di fare l'affare del secolo e comprare un tappeto. Ma non un tappetino piccolo, una roba enooooorme. Sicchè sono entrata in uno dei tanti negozi di tappeti, del resto anche un po' guidata dai commercianti stessi, e sono entrata nel paradiso del tappeto per eccellenza. Tappeti ovunque. Gialli, rossi, gialli e rossi, verde, scurino, scuretto, carino, bello, enorme, caro. Quello che piaceva a me costava tipo duemilaecinquecento euri. Gli ho detto che era fuori dal mio budget, ma proprio di brutto. Sicchè è iniziata una trattativa divertente ma anche senza nessun tipo di esito positivo, ed ho imparato che per togliersi dai piedi un commerciante insistente, è necessario fargli un offerta che non scorderà mai più in vita sua. Gli ho detto che potevo dargli massimo centicinquantaeuri. Lui si è veramente risentito di questa offerta indecente, ha chiuso tutti i tappeti che fino ad allora mi aveva mostrato, in un battibaleno ha riposto tutto in ordine e a mala pena mi ha salutata verso l'uscita. Insomma l'ha presa proprio male eh! Però ho capito che l'unico sistema per sfuggire all'assalto di chi voleva vendermi qualcosa era quello di 1. non fare promesse 2. dire che avevo già comprato 3. fare un offerta bassissima 4. dire no in maniera definitiva, senza "torno dopo" e senza "si forse". Adottare insomma la stessa fermezza che adottano loro nello stressarti al contrario.
Dopo un giorno e mezzo di cammino tra mercatini, bancarelle, scimmie e serpenti, ho provato l'esperienza unica ed indimenticabile dell'hammam. Anche in questo caso, ci sono tanti ragazzi che volantinano svariati hammam nella piazza centrale di Djemma el Fna. Ne ho trovato uno sperduto in una viuzza della piazza, indicatomi il giorno precedente da un volantino con una offerta speciale. Qualche scalino per arrivare in cima alla reception dove mi ha accolto una ragazza dal capo scoperto. Ci siamo accordate sul prezzo e sul trattamento, mi ha fatto visitare il piccolo centro, ho pagato e finalmente mi ha fatto salire qualche altro scalino per accedere in un'altra stanza. Una piccola tende divideva lo spogliatoio dal piccolo salottino d'attesa. L'accappatoio, un paio di ciabatte ed un perizoma di carta riciclata sono forniti direttamente dal centro. Una ragazza mi accompagna in una stanzetta piena di vapore, gli occhiali mi si appannano. Chissà dove pensavo di andare che me li sono portati appresso! Vedo una figura vaga di donna, mi toglie gli occhiali e mi guida verso un tavolino di pietra coperto da un tappetino di spugna. Cerchiamo di capire che lingua parlare, ma lei non parla inglese e il mio francese è simile al mio arabo, quindi comunichiamo brevemente a gesti quando mi dice come mettermi e come girarmi. Il resto è fatto in silenzio. Distesa vedo due finestre quadrate sul soffitto bassissimo, è l'unica luce che illumina la stanza annebbiata. Mi lava con acqua tiepida e con il savon noir, un sapone dall'odore particolarissimo, fatto di olio e di olive nere. Dopo il primo lavaggio la signorina mi fa uno scrubbing di quelli mai visti in vita mia. Mi striglia come se fossi un cavallo, dalla testa ai piedi, e siccome non posso neanche parlare lascio che faccia tutto quello che deve fare, anche se vorrei poterle farle notare che sto dimagrendo di qualche etto con tutto quello scrubbing. Lei continua imperterrita. Mi risciacqua. Io sono stordita non capisco più niente. Mi fa una maschera al viso all'argilla, profumata di rose. Poi mi riscqua un'altra volta. Mi mette seduta e ricomincia a lavarmi con una spugna e con un altro sapone, questa volta mi lava dalla testa ai piedi e persino i capelli. Oddio i capelli noooooooo!!! Niente, non ho neanche il tempo di pensare, ormai sono sotto il suo controllo. Come una centrifuga, mi risciacqua per l'ennesima volta e poi mi butta fuori dalla stanza annebbiata. Infreddolita, nonostante l'enorme accappatoio addosso, resto seduta nel salottino d'attesa nella speranza che qualcuno venga a recuperarmi presto. Nel frattempo la signorina di prima mi porta un tè alla menta. L'ennesimo. Poi mi fa sciacquare la faccia con acqua di rosa, come se non bastasse.
Pochi istanti dopo mi fa cenno di scendere e mi accomodo in una stanzetta con le pareti nere e dei lettini con asciugamani rossi, una musica arabeggiante in sottofondo ed un profumo di olio di argan. L'argan pare essere un albero molto diffuso in Marocco, del quale non avevo mai sentito nominare. Da questo albero crescono bacche di colore verde dalle quale viene prodotto un olio utilizzato sia in cucina che in cosmesi.
La signorina mi massaggia per mezz'ora, dalla testa ai piedi. Vorrei che non finisse mai e invece proprio sul più bello mi dice che è ora di rivestirmi e di togliere le tende. L'esperienza però è davvero esaltante, rigenerante e anche un po' primitiva. E' come tornare bambini, quando la mamma ti faceva il bagno la domenica.
Ho mangiato un cous cous finissimo accompagnato da verdure saporitissime. Faccio fatica a guardare il cous cous confezionato che trovo qui adesso, mi sembra tutta un'altra storia. Infatti è proprio un'altra storia, così come lo è la vita in questo posto magico e colorato, fatto di gente che dalla mattina alla sera non fa altro che cercare il modo per guadagnare due soldi per poter mangiare, sempre con il sorriso ed un occhio di riguardo particolare per l'accoglienza degli stranieri. Si è vero, sono molto insistenti a volte, ma basta imparare a saper dire di no con garbo e tutto il resto è una passeggiata tra colori sgargianti, cieli azzurri (quando non piove), profumi di spezie, puzza di smog, le montagne innevate dell'Atlas, scimmie, serpenti e un sacco di tè alla menta.
Ho impiegato parecchi giorni prima di riprendermi da questo viaggio e la valigia è rimasta intatta nel salotto di casa per qualche giorno prima di disfarla. La sensazione è quella di volerci ritornare, presto, di visitare paesi limitrofi, il deserto e sentire nuovamente il sole caldo addosso, ed il calore umano che forse da queste parti manca un po'.
Speriamo che i marocchini mi perdonino per questa versione delle babouches sperimentale, dovrò sicuramente approfondire. Nell'attesa, se vi va di guardare qualche foto di Marrakech cliccate qui o sulla foto in basso, sottolineando che mai come in questo caso, le foto non rendono le stesse emozioni vissute e provate nei giorni trascorsi. Benritrovati.
Trascorsa la notte in bianco in aeroporto, grazie a Santa Ryanair che fa partire i suoi fantastici voli low cost, non tanto low cost ormai, alle 6 del mattino. Una famiglia di rumeni mi ha tenuto compagnia per tutta la notte, le signore non riuscivano a smettere di parlare, sembravano mitragliette impazzite, bevevano caffè nero bollente e si tenevano svegli fino al collasso totale proprio quando io avevo deciso che ormai di dormire non se ne parlava più.
L'aeroporto di Luton è minuscolo, i passeggeri in attesa del proprio volo stazionano in una saletta aperta tutti assieme. C'è chi cammina avanti e indietro, chi russa beatamente, chi dorme a terra e chi continua a guardare giornali a scrocco nell'edicola all'angolo della piazzetta.
Il volo è in orario. E vorrei vedere se alle 6 si permettono anche di ritardare. Superato brillantemente il check in e l'ansia di trasportare più del peso consentito, si sale a bordo e finalmente crollo in un sonno altalenante, interrotto più volte dalla voce assordante della hostess che cerca di vendermi patatine, caffè, gratta e vinci e popcorn. La ignoro infilandomi due auricolari nelle orecchie, ascoltando Tchaikovsky nella speranza che almeno lui mi addormenti per le prossime 3 ore e 20 di volo.
Eh si, il Marocco sta proprio giù giù, guardo la mappa sulla rivista di fronte a me, mi ricordo di quando ho volato più o meno alla stessa altezza per andare a Lanzarote, anni fa.
Il capitano dice che a Marrakech è nuvoloso e che pioviggina. Impreco in arabo ma poi mi dico "Seeee, figurati se in Marocco piove".
Come spesso accade, negli ultimi attimi di volo, socializzo con i miei vicini. Con gli inglesi si fa fatica a socializzare anche se stai in una camera di un metro quadrato per ore ed ore. Se non gli parli tu, loro ti ignorano allegramente. E' una coppia che sta andando in Marocco per una mini vacanza di golf. In realtà il marito golfeggia, la moglie prenderà il sole o raccatterà le palle.
Tiriamo tutti un bel sospiro di sollievo toccando terra. Nessun aereo dirottato, nessuna bomba, nessun pazzo a bordo, tutto regolare.
L'asfalto è umido e qualche nuvola in effetti c'è, ma il sole sta proprio dietro l'angolo e spunta. Alè, certo non ci sono 40 gradi ma l'aria si sente, è diversa.
Il primo impatto è stato immediato. Si percepisce esattamente di essere atterrati in un posto nuovo, diverso. Il controllo passaporti dura una vita, poi per fortuna nessuna valigia da ritirare e subito mi attende all'uscita, un poliziotto con un mitra e un mucchio di uomini vestiti di scuro tutti ad attendere qualcuno, molti di loro con dei cartelli in mano.
Dall'alto si nota subito, sembra una piazza di un piccolo centro, abitato solo da uomini. Le poche donne che circolano sono accompagnate da altri uomini o coperte. Gli uomini si baciano sulla guancia per salutarsi, le donne in alcuni casi stringono la mano ma niente più.
L'aereoporto Menara mi sembra bellissimo. I vetri sembrano ricamati a mano come i tatuaggi all'henna che le ragazze fanno in piazza, sulle mani dei turisti. Oltre alle sedioline di plastica su un lato, ci sono anche dei divanetti coloratissimi e una musica arabeggiante proveniente da un angolo dello stesso aeroporto che di per sé già sembra un mercatino.
Vengo trasportata in macchina dall'aereoporto al Riad Karim. Una tipica casa marocchina con sole 4 camere da letto, nel cuore della Medina, il centro storico di Marrakech. L'enorme macchina che mi trasporta, attraversa stradine piccolissime, piene di persone, di motorini, di frutta e verdura e di carne appesa.
I negozi a Marrakech sono "da fuori per fuori", ovvero non ci si entra come nei nostri tipici negozio di alimentari o macellerie, ma la merce è esposta e il compratore sta al di fuori.
Nonostante la notte trascorsa in bianco, arrivo al Riad, e, giusto il tempo di guardarmi in torno e una doccia, mi tuffo subito nelle vie colorate e l'avventura ha inizio.
Di nuovo, l'impressione è quella di essere circondata da tanti uomini, ogni tanto qualche donna con la busta in mano si intravede, coperte alcune, meno coperte le altre ma pur sempre con un vestire rigorosamente casto. Nonostante il mio aspetto tipicamente terronico, vengo notata come una turista e a turno i commercianti ad ogni angolo di strada, cercano di vendermi qualsisi cosa: dai tappeti all'olio per i massaggi, dalle spezie alle ciabatte.
Aihmè incappo subito in un "vicino di casa" il quale con un inglese quasi perfetto cerca di rifilarmi spezie che probabilmente stazionano nel suo negozio dai tempi del dopoguerra. Un po' stizzita io gli dico che ora me ne vorrei andare un po' a zonzo, che sono appena arrivata e non mi va di fare già shopping. Lui mi fa promettere, con tanto di stretta di mano, che tornerò a comprare le sue fantastiche spezie e che il prezzo sarà sicuramente vantaggioso, non come quelle che vendono laggiù. Ho fatto una cosa che non avrei mai dovuto fare. Promettere. Una promessa è una promessa ovunque, ma a Marrakech lo è in maniera particolare.
I commercianti si ricordano di te, se gli dici "torno dopo", loro ti fermano ogni volta che passi, e ti chiedono se il "dopo" è finalmente arrivato e tu continui a dire, "torno dopo" e loro imprecano qualcosa in arabo e anche a questo giro te li sei levati dai piedi.
Mi ero messa in testa ad un certo punto di fare l'affare del secolo e comprare un tappeto. Ma non un tappetino piccolo, una roba enooooorme. Sicchè sono entrata in uno dei tanti negozi di tappeti, del resto anche un po' guidata dai commercianti stessi, e sono entrata nel paradiso del tappeto per eccellenza. Tappeti ovunque. Gialli, rossi, gialli e rossi, verde, scurino, scuretto, carino, bello, enorme, caro. Quello che piaceva a me costava tipo duemilaecinquecento euri. Gli ho detto che era fuori dal mio budget, ma proprio di brutto. Sicchè è iniziata una trattativa divertente ma anche senza nessun tipo di esito positivo, ed ho imparato che per togliersi dai piedi un commerciante insistente, è necessario fargli un offerta che non scorderà mai più in vita sua. Gli ho detto che potevo dargli massimo centicinquantaeuri. Lui si è veramente risentito di questa offerta indecente, ha chiuso tutti i tappeti che fino ad allora mi aveva mostrato, in un battibaleno ha riposto tutto in ordine e a mala pena mi ha salutata verso l'uscita. Insomma l'ha presa proprio male eh! Però ho capito che l'unico sistema per sfuggire all'assalto di chi voleva vendermi qualcosa era quello di 1. non fare promesse 2. dire che avevo già comprato 3. fare un offerta bassissima 4. dire no in maniera definitiva, senza "torno dopo" e senza "si forse". Adottare insomma la stessa fermezza che adottano loro nello stressarti al contrario.
Dopo un giorno e mezzo di cammino tra mercatini, bancarelle, scimmie e serpenti, ho provato l'esperienza unica ed indimenticabile dell'hammam. Anche in questo caso, ci sono tanti ragazzi che volantinano svariati hammam nella piazza centrale di Djemma el Fna. Ne ho trovato uno sperduto in una viuzza della piazza, indicatomi il giorno precedente da un volantino con una offerta speciale. Qualche scalino per arrivare in cima alla reception dove mi ha accolto una ragazza dal capo scoperto. Ci siamo accordate sul prezzo e sul trattamento, mi ha fatto visitare il piccolo centro, ho pagato e finalmente mi ha fatto salire qualche altro scalino per accedere in un'altra stanza. Una piccola tende divideva lo spogliatoio dal piccolo salottino d'attesa. L'accappatoio, un paio di ciabatte ed un perizoma di carta riciclata sono forniti direttamente dal centro. Una ragazza mi accompagna in una stanzetta piena di vapore, gli occhiali mi si appannano. Chissà dove pensavo di andare che me li sono portati appresso! Vedo una figura vaga di donna, mi toglie gli occhiali e mi guida verso un tavolino di pietra coperto da un tappetino di spugna. Cerchiamo di capire che lingua parlare, ma lei non parla inglese e il mio francese è simile al mio arabo, quindi comunichiamo brevemente a gesti quando mi dice come mettermi e come girarmi. Il resto è fatto in silenzio. Distesa vedo due finestre quadrate sul soffitto bassissimo, è l'unica luce che illumina la stanza annebbiata. Mi lava con acqua tiepida e con il savon noir, un sapone dall'odore particolarissimo, fatto di olio e di olive nere. Dopo il primo lavaggio la signorina mi fa uno scrubbing di quelli mai visti in vita mia. Mi striglia come se fossi un cavallo, dalla testa ai piedi, e siccome non posso neanche parlare lascio che faccia tutto quello che deve fare, anche se vorrei poterle farle notare che sto dimagrendo di qualche etto con tutto quello scrubbing. Lei continua imperterrita. Mi risciacqua. Io sono stordita non capisco più niente. Mi fa una maschera al viso all'argilla, profumata di rose. Poi mi riscqua un'altra volta. Mi mette seduta e ricomincia a lavarmi con una spugna e con un altro sapone, questa volta mi lava dalla testa ai piedi e persino i capelli. Oddio i capelli noooooooo!!! Niente, non ho neanche il tempo di pensare, ormai sono sotto il suo controllo. Come una centrifuga, mi risciacqua per l'ennesima volta e poi mi butta fuori dalla stanza annebbiata. Infreddolita, nonostante l'enorme accappatoio addosso, resto seduta nel salottino d'attesa nella speranza che qualcuno venga a recuperarmi presto. Nel frattempo la signorina di prima mi porta un tè alla menta. L'ennesimo. Poi mi fa sciacquare la faccia con acqua di rosa, come se non bastasse.
Pochi istanti dopo mi fa cenno di scendere e mi accomodo in una stanzetta con le pareti nere e dei lettini con asciugamani rossi, una musica arabeggiante in sottofondo ed un profumo di olio di argan. L'argan pare essere un albero molto diffuso in Marocco, del quale non avevo mai sentito nominare. Da questo albero crescono bacche di colore verde dalle quale viene prodotto un olio utilizzato sia in cucina che in cosmesi.
La signorina mi massaggia per mezz'ora, dalla testa ai piedi. Vorrei che non finisse mai e invece proprio sul più bello mi dice che è ora di rivestirmi e di togliere le tende. L'esperienza però è davvero esaltante, rigenerante e anche un po' primitiva. E' come tornare bambini, quando la mamma ti faceva il bagno la domenica.
Ho mangiato un cous cous finissimo accompagnato da verdure saporitissime. Faccio fatica a guardare il cous cous confezionato che trovo qui adesso, mi sembra tutta un'altra storia. Infatti è proprio un'altra storia, così come lo è la vita in questo posto magico e colorato, fatto di gente che dalla mattina alla sera non fa altro che cercare il modo per guadagnare due soldi per poter mangiare, sempre con il sorriso ed un occhio di riguardo particolare per l'accoglienza degli stranieri. Si è vero, sono molto insistenti a volte, ma basta imparare a saper dire di no con garbo e tutto il resto è una passeggiata tra colori sgargianti, cieli azzurri (quando non piove), profumi di spezie, puzza di smog, le montagne innevate dell'Atlas, scimmie, serpenti e un sacco di tè alla menta.
Ho impiegato parecchi giorni prima di riprendermi da questo viaggio e la valigia è rimasta intatta nel salotto di casa per qualche giorno prima di disfarla. La sensazione è quella di volerci ritornare, presto, di visitare paesi limitrofi, il deserto e sentire nuovamente il sole caldo addosso, ed il calore umano che forse da queste parti manca un po'.
Speriamo che i marocchini mi perdonino per questa versione delle babouches sperimentale, dovrò sicuramente approfondire. Nell'attesa, se vi va di guardare qualche foto di Marrakech cliccate qui o sulla foto in basso, sottolineando che mai come in questo caso, le foto non rendono le stesse emozioni vissute e provate nei giorni trascorsi. Benritrovati.
IngredientiIngredienti per il ripieno
- 250gr di farina
- 80gr di burro fuso
- 1 pizzico di sale
- 1 po' di acqua di rose
- 200gr di arachidi
- 65gr di zucchero a velo
- un po' di acqua di rose
Preparate la pasta mescolando tutti gli ingredienti fino ad ottenere un composto compatto. Riponete in frigo per mezz'ora. Tritate finemente le arachidi con lo zucchero a velo e aggiungete acqua di rose quanto basta per compattare il tutto. Riprendete la pasta e stendetela ad uno spessore di circa 4mm formato un rettangolo. Riponete un po' di ripieno nel centro, arrotolate a forma di serpente chiudendo bene i bordi. Tagliate in senso obliquo e con le dita chiudete un lato del pezzettino tagliato per formare la scarpetta. Ripetete l'operazione con le altre scarpette, infornatele a 180 C per circa 12 minuti. Glassate con miele a piacere.
Sognando: sognare confusione di oggetti indica affare che va in porto: sognare confusione di idee indica aiuti da parte di parenti; sognare confusione di gente indica timidezza e diffidenza; sognare confusione di veicoli indica incostanza in amore.
Parolando: Marrakech (in arabo مراكش, traslitterato Marrākiš) significa "reame d’occidente" ad indicare la sua posizione geografica rispetto ai luoghi di origine delle culture arabe. Dunque, lo stato del Marocco, prende il nome da Marrakech e non viceversa.
Archiviando: clicca qui per scaricare questa ricetta in formato .pdf
Parolando: Marrakech (in arabo مراكش, traslitterato Marrākiš) significa "reame d’occidente" ad indicare la sua posizione geografica rispetto ai luoghi di origine delle culture arabe. Dunque, lo stato del Marocco, prende il nome da Marrakech e non viceversa.
Archiviando: clicca qui per scaricare questa ricetta in formato .pdf
English please
Peanut Slippers
Ingredients
- 250gr flour
- 80gr melted butter
- 1 pinch salt
- rose water
Ingredients for the filling
- 200gr peanuts
- 65gr icing sugar
- rose water
Prepare the dough by mixing all ingredients until you get a smooth ball. Put in the fridge for 30 minutes. Finely mix the peanuts with icing sugar and rose water until everything comes together. Take a piece of the dough, flatten it into a rectangular shape, put a bit of the filling in the middle and roll it to close the borders. Cut a piece obliquely and work it with your fingers to close 1 of the borders so a small shoe is created. Repeat with the rest of the dough and filling, then bake the little shoes at 180 C for 12 minutes. Glaze with honey if you like.
16 February 2010
Avete presente quando viene la voglia? Beh, a me la voglia di caffè erano proprio aaaaannni che non mi veniva, tant'è che è già da molto tempo che ho eliminato il caffè nella mia dieta quotidiana. Fatta eccezione di qualche cappuccino al quale non si può proprio dire di no, due o tre volte l'anno. Sicché mi sono svegliata con la sacrosanta intenzione di preparare una torta al caffè con un ripieno al caffè. Niente di spettacolare, niente di eccezionale, solo per togliermi quella voglia che mi rimbalzava in mente da giorni e già che ci sono, per festeggiare il mio primo anno in questa nuova casetta, che forse un giorno vi presenterò! Ecco, sfizio levato, sfizio consumato.
Mentre voi gustate una fettina di questa torta, io vado a preparare la valigia, ormai si sa, sempre contenuta e minimalista, per andarmene a svernare per qualche giorno, in un posto nel quale erano veramente aaaaaanni che volevo andare. La stagione è quella giusta ed io ho bisogno di un po' di colore, tanto, qualche grado in più, di gente sorridente e spensierata, di tè alla menta e di cibo speziato ma non troppo, di suoni ed odori nuovi, di tramonti infuocati e magari un po' di sabbia. Dove vado? Beh, il video qui sotto vi darà un aiutino. Se avete qualche suggerimento già che ci siamo, in merito a luoghi da visitare o ristoranti dove mangiare, fate pure. Avrò tutto il tempo di leggervi prima della partenza. Poi qualcuno mi saprà spiegare perché Ryanair mette dei voli alle 6 del mattino!? Mammina cara che trauma!!! Ma’a salama! مع السلامة
English please
Coffee cake with coffee cream
Mentre voi gustate una fettina di questa torta, io vado a preparare la valigia, ormai si sa, sempre contenuta e minimalista, per andarmene a svernare per qualche giorno, in un posto nel quale erano veramente aaaaaanni che volevo andare. La stagione è quella giusta ed io ho bisogno di un po' di colore, tanto, qualche grado in più, di gente sorridente e spensierata, di tè alla menta e di cibo speziato ma non troppo, di suoni ed odori nuovi, di tramonti infuocati e magari un po' di sabbia. Dove vado? Beh, il video qui sotto vi darà un aiutino. Se avete qualche suggerimento già che ci siamo, in merito a luoghi da visitare o ristoranti dove mangiare, fate pure. Avrò tutto il tempo di leggervi prima della partenza. Poi qualcuno mi saprà spiegare perché Ryanair mette dei voli alle 6 del mattino!? Mammina cara che trauma!!! Ma’a salama! مع السلامة
Ingredienti per il pan di spagna
Ingredienti per la crema al caffè
- 250gr di farina
- 200gr di zucchero
- 4 uova
- 1 pizzico di sale
- 1 bustina di lievito
- 2 tazzine di caffè
- latte e marsala a piacere
- 50gr di farina
- 4 tuorli
- 100gr di zucchero
- 2 tazzine di caffè
- 1 bicchiere di latte
Per il pan di spagna, montate le uova con lo zucchero, poi incorporate il sale, la farina, ed il lievito. Imburrate una teglia rotonda a cerniera di 20/24cm, versate il composto ed infornate a 190 C per circa 30 minuti. Per la crema al caffè, montate le uova con lo zucchero, aggiungete sempre mescolando il latte, il caffè e la farina. Versate in un pentolino e sempre mescolando a fiamma bassa, cuocete fino a quando non avrete raggiunto la consistenza desiderata, ricordandovi che la crema quando si raffredda diventa di conseguenza più densa. Sfornate il pan di spagna, tagliatene due dischi, bagnate i dischi con un po' di latte e marsala o altro liquore a piacere, riempite con la crema precedentemente raffreddata e ricomponete i due strati. Decorate con zucchero a velo a piacere.
Sognando: sognare caffè tostato indica gratitudine dimostrata; sognare caffè macinato indica intuizione errata; sognare di bere caffè indica spirito conciliante; sognare di comprare caffè indica audacia; sognare di vendere caffè indica resistenza alle fatiche.
Parolando: La parola caffè deriva dall'arabo qahwa che significa letteralmente "vino bianco e leggero". Questo termine venne poi esteso anche a tale bevanda per il suo potere stimolante e inebriante, ma non alla pianta dalla quale si produce. Un'altra possibile origine della parola qahwa risale da kaffa nome di una regione dell'Etiopia nella quale la pianta del caffè cresce spontaneamente. Il caffè non ottenne un successo immediato in Italia tant'è che nel 1645, anno in cui apparvero le prime botteghe nel quale veniva servito, il medico e letterato Francesco Redi così scriveva: "Beverei prima il veleno che un bicchiere che fosse pieno dell'amaro e reo caffè". De gustibus...
Archiviando: clicca qui per scaricare questa ricetta in formato .pdf
Parolando: La parola caffè deriva dall'arabo qahwa che significa letteralmente "vino bianco e leggero". Questo termine venne poi esteso anche a tale bevanda per il suo potere stimolante e inebriante, ma non alla pianta dalla quale si produce. Un'altra possibile origine della parola qahwa risale da kaffa nome di una regione dell'Etiopia nella quale la pianta del caffè cresce spontaneamente. Il caffè non ottenne un successo immediato in Italia tant'è che nel 1645, anno in cui apparvero le prime botteghe nel quale veniva servito, il medico e letterato Francesco Redi così scriveva: "Beverei prima il veleno che un bicchiere che fosse pieno dell'amaro e reo caffè". De gustibus...
Archiviando: clicca qui per scaricare questa ricetta in formato .pdf
English please
Coffee cake with coffee cream
Ingredients for the sponge cake
- 250gr flour
- 200gr sugar
- 4 eggs
- 1 pinch salt
- 1 baking powder sachet (or 1 Tbsp)
- 2 cups of coffee
- milk and liqueur to brush the sponge
Ingredients for the coffee cream filling
- 50gr flour
- 4 egg yolks
- 100gr sugar
- 2 cups of coffee
- 1 glass of milk
For the coffee sponge, whisk eggs and sugar, then add salt, flour and baking powder. Lightly butter a 20/24cm round springform tin pan, pour the mixture and bake at 190 C for about 30 minutes. Prepare the coffee cream. Whisk eggs and sugar, add coffee, milk and flour. Pour in a small sauce pan and keep whisking until it reaches a thick consistency, bearing in mind that when it cools, the cream thickens even more so be careful not to overcook it. Remove the sponge cake from the oven, slice it in 2 or 3, brush the layers with a mixture of milk and some liqueur, fill with the coffee cream previously cooled down completely and put the layers back together. Decorate with icing sugar.
8 February 2010
Chiamateli panini dolci o krapfen al forno, oppure bomboloni o buns. Sono fantastici appena sfornati, il giorno dopo meglio se riscaldati, ottimi per colazione o a merenda, ripieni di marmellata o di cioccolato o ancora di frutta secca o fresca. Semplicissimi da realizzare ed anche molto divertente guardare queste palline gonfiarsi fino ad incorporare tutto il ripieno. Il mio ripieno é composto di marmellata di arance fatta dalla mia mamma.
Ingredienti per circa 18 buns
- 500gr di farina
- 200ml di latte
- 100gr di zucchero
- 50gr di burro
- 1 uovo
- 1 pizzico di sale
- 1 bustina di lievito secco
- marmellata a piacere per il ripieno
- zucchero a velo a piacere
Sbattete l'uovo con lo zucchero. Riscaldate il latte e scioglietevi dentro il burro. Setacciate la farina in una terrina capiente, aggiungete il lievito, il sale e mescolate. Versate l'uovo nella farina e mescolate con una forchetta, poi iniziate a versare il latte ed incorporate tutta la farina. Versate tutto su una spianatoia e lavorate per qualche minuto fino ad ottenere una pasta omogenea e senza grumi. Mettete la pasta in una terrina, coprite con un panno inumidito e fate lievitare in un posto caldo per 2 ore. Riprendete la pasta, dividetela in 18 pezzi, formate delle palline con le mani, appiattitele, versate la marmellata nel centro, richiudete i bordi ben bene e riappiattite la base facendola circolare sulla spianatoia. Disponeteli su una teglia da forno, fate lievitare per 30 minuti, spennellate con un po' di latte ed infornate a 190 C per circa 20 minuti. Spolverate con zucchero a velo a piacere.
Sognando: sognare di riempire una bottiglia indica carattere tranquillo; sognare di riempire un bicchiere indica saggia previdenza; sognare di riempire un sacco indica calcolo; sognare di riempire la bocca indica insicurezza.
Parolando: Il termine marmellata, deriva dalla parola latina melimelon che nasce dall'unione di meli (miele) e melon (mela). C'è chi sostiene che con tale nome fosse chiamata una particolare varietà di mela, dolce appunto come il miele. Queste mele erano cotte, zuccherate e pestate fino ad ottenere un composto di consistenza gelatinosa. Per estensione, ad ogni composto simile, qualsiasi sia la frutta utilizzata, venne poi dato il nome di marmellata. Oggi, stranamente visto quanto scritto sopra, la definizione di marmellata è utilizzata solo per quella fatta con agrumi, mentre alle altre viene dato il nome di confettura.
Archiviando: clicca qui per scaricare questa ricetta in formato .pdf
Parolando: Il termine marmellata, deriva dalla parola latina melimelon che nasce dall'unione di meli (miele) e melon (mela). C'è chi sostiene che con tale nome fosse chiamata una particolare varietà di mela, dolce appunto come il miele. Queste mele erano cotte, zuccherate e pestate fino ad ottenere un composto di consistenza gelatinosa. Per estensione, ad ogni composto simile, qualsiasi sia la frutta utilizzata, venne poi dato il nome di marmellata. Oggi, stranamente visto quanto scritto sopra, la definizione di marmellata è utilizzata solo per quella fatta con agrumi, mentre alle altre viene dato il nome di confettura.
Archiviando: clicca qui per scaricare questa ricetta in formato .pdf
English please
Jam filled buns
Ingredients for about 18 buns
- 500gr white flour
- 200ml milk
- 100gr sugar
- 50gr butter
- 1 egg
- 1 pinch of salt
- 1 sachet of dry yeast
- jam for the filling
- icing sugar to decorate
Wisk the egg with the sugar until pale. Heat the milk without bringing it to a boil, melt the butter in it. Sift the flour in a bowl, add the yeast and salt and mix well. Pour the egg mixture, mix with a fork. Then start pouring the milk and butter mixing with a fork until all milk is incorporated. Pour everything on a working plane and knead the dough until smooth. Put it back into a bowl, cover with a dump cloth and let it rise for 2 hours. Divide the dough into 18 pieces, form a small ball, flatten with your hands, fill with your favourite jam and close the ball by pinching well each side. Roll back until the ball is formed again. Put the balls into a oven tray, let them rise for 30 minutes. Brush with some milk and bake at 190 C for about 20 minutes. Dust with icing sugar.
1 February 2010
Mia mamma non solo mi da spunti per nuove ricette in questi giorni, ma mi manda persino gli ingredienti per realizzarle. Ma perché, il baccalà, in Inghilterra non si trova? Essì che si trova ma "quello che vendono qui é più buono!", senza sapere che alla fine quello che vendono lì viene comunque dal polo nord. Fatto sta che lei dice di provare ed io, appena trovo due minuti di tempo e sono ispirata, ci provo.
Il risotto di per sé é semplice e delicato, l'aggiunta del baccalà a metà cottura insaporisce il riso che si completa con il tocco finale dello zafferano. Se volete fare un soffritto più ricco con carota e sedano, fate pure. Per dargli un quel non so che in più, anche dal punto di vista estetico, ho fritto dei pezzetti di baccalà, impanati semplicemente con farina e serviti insieme al risotto. Et voilà. Ottimo. Provate per credere.
A proposito di estetica e di immagine, vi propongo un libro che illustra la storia culinaria di Inghilterra, Francia, Spagna, Italia e Stati Uniti, dalle origini di ogni Paese fino ad arrivare ai giorni nostri: A Visual History of Cookery. Dalle immagini storiche ai quadri, dalle fotografie contemporanee ai manifesti pubblicitari del tempo, 352 pagine di immagini che fanno viaggiare da un posto all'altro, regalando piccole curiosità e aneddoti. Nonostante questo non sia un libro di ricette, se ne trovano una qua e una là, si parla inoltre di chef famosi come Jamie Oliver o Gordon Ramsey piuttosto che di Giorgio Locatelli o di Gualtiero Marchesi, e di come questi si siano ispirati alla cucina di un tempo, riadattando certi piatti al passo con i nostri giorni. Un libro da tenere sul comodino o in salotto, da mangiare con gli occhi, ottimo spunto per conversazioni culinarie sull'origine storica di ricette e curiosità. Dal Tiramisù, alla Tarte Tatin, dalle Crepes agli Hot Dog, c'é né per tutti. Per chi volesse acquistarlo, il libro é in offerta speciale con il 40% di sconto. Per ottenerlo, scrivete a Jessica all'indirizzo email jess(at)blackdogonline.com ed inserite nel soggetto "Fiordizucca Offer". 352 pagine, 512 illustrazioni a colori e in bianco e nero, ISBN: 978 1 906155 50 6, UK: £29.95
Ingredienti per due
- riso per risotti
- un pezzo di baccalà dissalato
- 1 cipolla piccola
- burro
- vino bianco secco
- un pizzico di zafferano a piacere
- baccalà da friggere, facoltativo
Mettete il baccalà a bagno per il tempo necessario affinché perda tutto il sale. Scolatelo e sciacquatelo nuovamente. Fate bollire un po' di acqua in un pentolino e sobbollite il baccalà per 3 minuti. Togliete il baccalà dal pentolino, rimuovete la pelle dal baccalà, conservate l'acqua di cottura. Sciogliete una noce di burro in una padella, soffriggete una piccola cipolla tagliata a pezzetti. Versate il riso e fatelo tostare per qualche istante. Sfumate con un po' di vino bianco secco e versate un po' di acqua di cottura del baccalà fino a metà della cottura del riso. Aggiungete il baccalà spezzettato ed ultimate la cottura utilizzando sempre l'acqua del baccalà. Mantecate con una noce di burro aggiungendo qualche filo di zafferano a piacere. A parte impanate dei pezzi piccoli di baccalà con un po' di farina e friggeteli per 2 minuti per lato in abbondante olio di semi.
Sognando: sognare baccalà cotto indica pensieri ingiusti; sognare baccalà secco indica trionfo sulle opposizioni; sognare baccalà fritto indica necessità di agire.
Parolando: Il termine baccalà deriva dal fiammingo KABEL-JAB (bastone di pesce). A differenza dello stoccafisso che si ottiene facendo seccare il merluzzo all’aria fredda delle regioni nordiche, il baccalà si ottiene salando il merluzzo e poi facendolo seccare. Questa differenza di conservazione del merluzzo si deve al popolo basco. Grandi cacciatori di balene, inseguendole verso i mari del nord, i baschi vennero in contatto con i vichinghi, primi tra i popoli nordici a seccare il merluzzo per utilizzarlo come cibo durante i loro lunghissimi viaggi esplorativi. I baschi, non vivendo a latitudini così estreme come i vichinghi dovettero aggiungere il sale per consentire la conservazione e l'essiccazione del merluzzo. Piccola curiosità: i baschi utilizzavano un baccalà anche come barometro. Dopo averlo messo sotto sale, lo appendevano a bordo con delle corde. Quando il baccalà cominciava a gocciolare, voleva dire che era in arrivo una tempesta: la maggiore umidità dell’aria faceva, infatti, sciogliere il sale.
Archiviando: clicca qui per scaricare questa ricetta in formato .pdf
Parolando: Il termine baccalà deriva dal fiammingo KABEL-JAB (bastone di pesce). A differenza dello stoccafisso che si ottiene facendo seccare il merluzzo all’aria fredda delle regioni nordiche, il baccalà si ottiene salando il merluzzo e poi facendolo seccare. Questa differenza di conservazione del merluzzo si deve al popolo basco. Grandi cacciatori di balene, inseguendole verso i mari del nord, i baschi vennero in contatto con i vichinghi, primi tra i popoli nordici a seccare il merluzzo per utilizzarlo come cibo durante i loro lunghissimi viaggi esplorativi. I baschi, non vivendo a latitudini così estreme come i vichinghi dovettero aggiungere il sale per consentire la conservazione e l'essiccazione del merluzzo. Piccola curiosità: i baschi utilizzavano un baccalà anche come barometro. Dopo averlo messo sotto sale, lo appendevano a bordo con delle corde. Quando il baccalà cominciava a gocciolare, voleva dire che era in arrivo una tempesta: la maggiore umidità dell’aria faceva, infatti, sciogliere il sale.
Archiviando: clicca qui per scaricare questa ricetta in formato .pdf
English please
Salt cod risotto with saffron
Ingredients for 2
- rice for risotto
- 1 piece of soaked salt cod
- 1 pinch of saffron threads
- 1 small onion
- butter
- half glass of dry white wine
- soaked salt cod to deep fry, if you like
Soak the salt cod in cold water for 3 days until it loses most of its salt. Drain it and wash it again. Bring some water to a boil in a small pan and boil the salt cod for 3 minutes. Remove it from the water, discard the skin and save the water to cook the rice. Melt a knob or two of butter in a pan, add the chopped onion and fry gently. Add the rice and toast it for a few seconds. Pour the wine and let it evaporate then start adding the water previously saved and keep stirring. After about 10 minutes add the chopped salt cod and keep cooking. When the rice is cooked through, remove the pan from the heat, melt a knob or two of butter inside and some saffron threads. If you like, serve it with some deep fried salt cod, simply battered in flour. Deep fry for 2 minutes each side and serve it along with the rice.
4 January 2010
Intanto buongiorno, buonasera e buon anno!! (che l'educazione è importante). Ne sono passati di giorni dall'ultima volta che sono passata di qua. Purtroppo, senza volere portare la giustificazione della mamma, tra una cosa, l'altra ed un'altra ancora... Insomma si sa come vanno queste cose. Il mal di stomaco di certo non ha aiutato, la voglia di stare in cucina, né quella di mangiare. Le feste poi, chi le sopporta è bravo! Allora ricominciamo da qui: da una ciabatta! Gli ingredienti sono tutti made in Puglia, tranne i pomodorini che ho fatto seccare in forno a 90 gradi per 6 ore. Quelli avanzati gli ho messi in un barattolo di vetro e ricoperti di olio, per poi consumarli semplicemente con una pasta, in bianco. Ecco. Ben ritrovati.
Ingredienti per la pasta
Ingredienti per il ripieno
- 350gr di farina bianca
- 1 bustina di lievito secco
- 2 cucchiaini di sale
- 2 cucchiaini di zucchero
- acqua quanto basta
- una manciata di pomodorini secchi sottolio
- peperoncino piccante in polvere
- provolone dolce spezzettato
- capperi
- peperoni sottolio
- acciughine piccanti sottolio
Mescolate tutti gli ingredienti per la pasta e lavorate fino ad ottenere una palla liscia ed omogenea. Mettete la pasta in una scodella, coprite con un panno umido e fate lievitare per 2 ore. Stendete quindi la pasta, riempite con ripieno a piacere ed arrotolate su se stessa. Mettete il rotolo su una teglia da forno e fate lievitare per un'altra ora. Infornate a 220 C per circa 30 minuti.
Sognando: sognare una ciabatta indica desiderio di libertà; sognare di indossare ciabatte indica inadeguatezza e fragilità; sognare di correre in ciabatte indica noncuranza nei confronti delle regole.
Parolando: Dal termine ciabatta, dall’arabo "sabat" che significa calzare, prende origine l’antico nome del calzolaio, ciabattino appunto. Con il termine ciabatta vengono definiti altri oggetti di forma piatta e lunga quali un formato di pane o una presa elettrica multipla.
Archiviando: clicca qui per scaricare questa ricetta in formato .pdf
Parolando: Dal termine ciabatta, dall’arabo "sabat" che significa calzare, prende origine l’antico nome del calzolaio, ciabattino appunto. Con il termine ciabatta vengono definiti altri oggetti di forma piatta e lunga quali un formato di pane o una presa elettrica multipla.
Archiviando: clicca qui per scaricare questa ricetta in formato .pdf
English please
Filled and rolled Ciabatta
Ingredients for the dough
- 350gr white flour
- 1 sachet of instant dry yeast
- 2 tsp salt
- 2 tsp sugar
- water
Ingredients for the filling
- semi dried cherry tomatoes
- dried hot chilly
- provolone cheese
- capers
- peppers in oil
- anchiovies in oil
Mix all ingredients to form a soft and smooth dough. Put in a bowl, cover with a damp cloth and leave to rise for 2 hours. tutti gli ingredienti per la pasta e lavorate fino ad ottenere una palla liscia ed omogenea. Work the dough to a rectangular shape, fill with desired filling and roll the dough like a swiss roll. Put on a baking tray and leave to rise for another hour. Bake at 220 C for about 30 minutes or until golden on top.
Subscribe to:
Posts (Atom)
Consiglia su Facebook
Google+ Followers
Le piu' lette
-
Tanto per restare in tema di patate, quando ci sono, bisogna farle fuori e questo è solo l'ennesimo modo per farlo. Però avevo anche un ...
-
Ma dov'é finito il tempo? Non si sa. Non ho piú tempo neanche di grattarmi in testa. E si che ho pure tagliato i capelli e dovrebbe e...
-
Latitante, lo so. La settimana scorsa è stata lunga e piena di cose da fare, da pensare, da organizzare. Un viaggio intenso pieno di incontr...
-
Per la serie come ti salvo la ricetta , vi presento il tortino alle lenticchie rosse. Il fatto è che volevo fare delle polpette ma il compos...
-
Il Sole è tornato a splendere e fa quasi caldo. Anzi con il Sole fa sicuramente più caldo, tanto è che ieri mi sono addormentata in terrazz...
-
Lo scorso weekend mi sono imbattuta in una caccia al porcino che è terminata con una raccolta di more. Si sa, l'Inghilterra non è propr...
-
Antipasti di Mare - Seafood appetizers Antipasti di Terra - Meat appetizers Stuzzichini - Nibbles Insalate - Salads Drink Alcolici - Alc...
-
Oltre a consumarlo sopra i dolci, il vino cotto si può utilizzare anche dentro i dolci. Così la zia Cenzina qualche giorno fa ha preparat...
-
Kuru Patlıcan Dolması, in turco si traduce letteralmente in "secche melanzane ripiene". Come già detto più volte, qui in Cla...
-
Con l'arrivo delle prime piogge, é arrivato anche il momento di accendere il forno. Finalmente! Da quando mi sono trasferita in que...
La mia attrezzatura
Photo Tour
• Sagres, Part 2, Portugal
• Sagres, Part 1, Portugal
• Lagos, Portugal
• Portimão, Portugal
• Crete, Greece
• St. Patrick's Day, Dublin, Ireland
• Bettystown, Ireland
• Capri, Amalfi, Sorrento
• Marrakech, Morocco
• Puglia, Italy
• Eastbourne, East Sussex, U.K.
• Battersea Park, London
• Hastings, East Sussex, U.K.
• Isle of Wight, U.K.
• Richmond Park, London
• Venezia, Italy
• Oxford, U.K.
• Highgate Cemetery, London
• Canary Wharf and Greenwich, London
• Regent's Park, London
• London Gay Pride 2008
• The Italian Garden, London
• Tower Bridge, London
• Holland Park and Kyoto Gardens, London
• Urbino, Italy
• Sagres, Part 1, Portugal
• Lagos, Portugal
• Portimão, Portugal
• Crete, Greece
• St. Patrick's Day, Dublin, Ireland
• Bettystown, Ireland
• Capri, Amalfi, Sorrento
• Marrakech, Morocco
• Puglia, Italy
• Eastbourne, East Sussex, U.K.
• Battersea Park, London
• Hastings, East Sussex, U.K.
• Isle of Wight, U.K.
• Richmond Park, London
• Venezia, Italy
• Oxford, U.K.
• Highgate Cemetery, London
• Canary Wharf and Greenwich, London
• Regent's Park, London
• London Gay Pride 2008
• The Italian Garden, London
• Tower Bridge, London
• Holland Park and Kyoto Gardens, London
• Urbino, Italy
Published
Blikki - Feb/Mar 2013