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29 June 2007



Se ce l'avete, é ora di tirarla fuori. Cosa? Beh, mi sembra ovvio: la centrifuga! Se non la tirate fuori adesso che ci sono 800 gradi quando allora? Lo so che l'anguria si fa più fatica a pulirla e a centrifugarla che a mangiarla così com'è, magari facendo a gara a chi sputa i semi più lontano. Ma posso assicurare che si suda di più a divorare un'anguria intera che a bere un tonico rinfrescante come questo. Io ne potrei bere a litri, salvando poi la polpa comunque per quando mi viene voglia di masticare, perché io, non butto via niente.

Ingredienti per 4 bicchieri
  • 2 fette spesse di anguria
  • 2 cucchiaini di miele
  • il succo di 1/2 lime
  • fettine di lime per guarnire
Private le fette di anguria dai semini e passate il tutto in centrifuga. Se non avete la centrifuga potete frullare tutto molto bene e poi passare attraverso un colino a trama molto fine. Aggiungete il succo di lime e mescolate. Mettete nei bicchieri alcuni cubetti di ghiaccio. Versate il tonico e dividete i 2 cucchiaini di miele per i 4 bicchieri. Mescolate e guarnite con fette di lime. Servite ghiacciato.

Sognando: sognare miele liquido indica vantaggi economici; sognare miele dolce indica pericolo sventato; sognare miele amaro indica malumore passeggero; sognare di mangiare miele indica sorpresa sgradevole.

Archiviando: clicca qui per scaricare questa ricetta in formato .pdf



English please: Watermelon Tonic with honey and lime



Ingredients for 4 glasses
  • 2 thick watermelon slices
  • 2 tsp honey
  • the juice of 1/2 lime
  • lime slices to garnish
Remove the seeds from the watermelon and put everything into the juicer. If you don't have one, use a blender or a mixer then sieve the liquid. Add lime juice and mix well. Put some ice cubes into each glass. Pour the watermelon tonic and divide the 2 tsp of honey within the 4 glasses. Garnish with lime slices and serve immediately.

27 June 2007



Sono le 5.30 di sabato mattina e mi sveglio di soprassalto per il troppo caldo. Il laptop mi dorme quasi accanto e con gli occhi ancora stropicciati cerco il tasto di accensione. Cerca rete. Rete non trovata. Connetti. Connessione non valida. Riprova. Cerca rete. Rete non trovata. Rete inesistente.


Mi alzo e vado a controllare il router e già ho il brutto presentimento che il peggio sia di nuovo accaduto. Il presentimento si trasforma presto in certezza. Mi hanno staccato di nuovo l’Adsl! @+&&%! Afferro il telefono e alle 5.35 compongo il 187, come se dall’altra parte della cornetta a quell’ora ci potesse davvero essere qualcuno che di sabato mattina sta lí a preoccuparsi della mia linea Adsl. E infatti dopo il bel minuto e mezzo di attesa la linea cade. Non era meglio mettere un bell’annuncio automatico che dice che il customer service a quell’ora dorme? Che tanto ormai é talmente tutto automatico che a volte sembra di parlare da soli.

Al diavolo l’Adsl. Non posso mica svenarmi alle 5.30 del mattino perché l’ennesimo incompetente mi ha staccato la linea?
Afferro due stracci, li metto in borsa insieme alla macchina fotografica e al costume da bagno. Luisa é già in macchina che mi aspetta. Dove andiamo? Nord? Sud? Est? Ovest? Luisa decide che andremo alla Foresta Umbra, che almeno lí un po di serenità non ce la toglie nessuno.

Stavolta imbocco il casello dalla parte giusta ma esco contromano. Sono sicura che alla terza volta farò bene entrambe. Uscita del casello Poggio Imperiale: Euro 2.80. Attraverso una serie di strade tortuose e alle 8.00 sono già a Peschici. Luisa mi chiede dove voglio andare ma io non so bene dove farmi portare così che mi fermo al porto. Se solo avessi avuto Internet avrei almeno potuto informarmi sugli spot da visitare. Un trillo del cellulare mi avvisa che é arrivato un SMS. L’Ente Nazionale Croato per il Turismo mi augura buon viaggio e mi da il benvenuto in Croazia. Viva la globalizzazione, penso. Va bene che mi perdo anche con le indicazioni, ma non credevo di essere andata così lontano.


Al porto faccio colazione in un bar piccolissimo con una signora molto gentile che parla un dialetto a me molto famigliare, e di sicuro non é croato.

Resto a guardarmi intorno per un po’, le barche ormeggiate, il traghetto che da lí a poco partirà per le Isole Tremiti, il cane che mi guarda già stanco ed il sole che mi scalda. Fin troppo, é ora di ripartire, ma prima, voglio farmi del male e richiamo il 187 augurandomi che mi risponda qualcuno che abbia un minimo di cervello al posto giusto, mentre Zucchero alla radio canta "Il tuo cervello non pesa un kilo, da troppo tempo non passa di qua..."


Mi risponde una signorina dall’accento sardo. Le spiego la situazione cercando di restare più calma possibile nonostante che sono chiusa in macchina ad una temperatura di circa 400 gradi perché se accendo l'aria condizionata non la sento e questa chissà che altro mi combina.

Le racconto che due giorni prima ho telefonato il 187 per avere un ragguaglio tecnico riguardo le connessioni Adsl con il sistema operativo Windows Vista, che un suo collega mi ha risposto che mi avrebbe fatto chiamare da un tecnico entro 24 ore ed invece, come già accaduto in passato, mi ha staccato completamente la linea. Sudo freddo e caldo. Mi tiene in attesa e sembra stia scrivendo la Divina Commedia. Mentre lei fa, mi sparo un mezzo secondo di aria condizionata addosso e subito lei dice: “Stia tranquilla signora, la linea le sarà riattivata entro due giorni”. Tranquilla non sono per niente ma la ringrazio perché non posso fare altro e riprendo la mia traversata verso il Parco Nazionale del Gargano.

Appena imbocco l’entrata del parco “Enjoy the silence” dei Depeche Mode parte. Me la godo in silenzio, quasi come un segno del destino e poi giustamente spengo radio e condizionatore per godermi il vero silenzio. Adesso si, non voglio sentire più niente e nessuno, tranne il canto di uccelletti e grilli.

Guido per un paio di kilometri senza incontrare nessuno, per un attimo mi domando se sono nel posto giusto, poi vedo una macchina e mi fermo anch’io per fare qualche foto.


Mi addentro nel bosco per qualche decina di metri. C’é un silenzio ed un'atmosfera difficili persino da catturare con l’obiettivo. La temperatura é di 15 gradi, l’aria é fresca, sembra di essere in paradiso, manca solo Adamo e qualche foglia di fico.

Cammino ancora e mi guardo alle spalle, non c'è nessuno ma chissà perché mi sento osservata. La mia fantasia paranoica mi spinge ad immaginare di essere sbranata da un lupo cattivissimo e selvaggio e conseguentemente di essere divorata da vermi di ogni specie garganica.

Mi sento un po’ come cappuccetto rosso nel bosco, solo preferirei evitare l’incontro con il lupo cattivo e torno indietro a passo svelto.


Più avanti incontro una piccolo riserva di daini che vengono nutriti dai turisti di passaggio. Qualche simpaticone suggerisce una bella polenta con daino per la serata e per fortuna il daino non lo può sentire.


La foresta é una riserva incontaminata e per essere apprezzata in pieno va esplorata. Ci sono dei percorsi di 2 o 3 ore nei quali é possibile fare incontri ravvicinati con una fauna ed una flora unica.


Io peró incontro solo qualche fungo velenoso, un piccolo uccelletto ed una papera che gioca con i bambini.

Appena rientro in macchina mi rendo conto che la temperatura ha raggiunto livelli da sauna thailandese. Luisa mi dice che é ora di ripartire, direzione Monte Sant’Angelo, in provincia di Foggia.


Attraverso una serie di strade tortuose prima di arrivarci. Per fortuna non ho ancora mangiato. Qui si trova il famoso Castel Sant'Angelo ed il Santuario di San Michele Arcangelo. Non c'è da meravigliarsi se il paese poi si chiama così!

La gente qui é cordiale e sorridente. Sembra che il passatempo locale sia quello di lavare e stendere panni perché ce ne sono ovunque. Le case sono bianche che piú bianche non si può, proprio come il bucato. Qui ci si abbronza soltanto per riflesso dei mattoni delle case, accecanti, totalmente.

Un tipico esemplare di maschio garganico intento nella raccolta dell’acqua della fontana, mentre posa orgoglioso e sorridente per una foto ricordo.

Le porte colorate di Monte Sant'Angelo.

I fiori e le ringhiere.

Le Ostie ripiene di mandorle caramellate, il dolce tipico.

Caciocavalli, pasta e pane. Le orecchiette come non le avevo mai viste piú colorate di cosí: al peperoncino, agli spinaci, al pomodoro e chi piú ne ha piú ne metta.

Le caciotte vendute agli angoli della strada, il carrube, i formaggi locali e le immancabili statuette di Padre Pio.

Prima di imboccare nuovamente l’autostrada, mi dirigo verso Mattinata. Non incontro nessuno per centinaia di metri, finché ad un tratto non vedo un’opera d’arte che non posso non immortalare.

Un bel cesso moderno circondato da mattoni rotti a regola d’arte e bottiglie di birra. In lontananza una sedia del periodo rinascimentale. E’ tutto molto poetico e fa pandan con il panorama marino che già si vede dall’alto nonostante l’afa renda tutto annebbiato, come l’artista dell’opera stessa.


La bandiera tricolore mi avvisa che ho toccato terra e che é arrivato anche per me il momento di fermarmi a rinfrescarmi prima di riprendere il viaggio, questa volta verso Nord.

Il rientro a casa é traumatizzante almeno quanto lo é stata la partenza. La linea Adsl é ancora off. Lezione numero zero: mai più chiamare il 187!

Ricordatevi che abbandonare gli animali é reato! Ammesso che in Italia questa parola significhi ancora qualcosa. Mi é capitato purtroppo di vederne due sull'autostrada e non godevano di buona salute. Portateli al canile se proprio siete così bastardi, ma non li buttate in mezzo alla strada!

Ingredienti

  • 300gr di orecchiette
  • una 15ina di pomodorini ciliegia
  • trito misto di pan grattato, formaggio grattugiato, prezzemolo, sale e pepe
  • 2 mazzetti di rucola selvatica
  • olio
  • basilico fresco
  • 1 spicchio d'aglio
  • 1 peperoncino piccante
Tagliate i pomodorini a metà e con un cucchiaino rimuovete i semi in essi contenuti. Metteteli da parte. Fate un trito composto di pan grattato, prezzemolo, formaggio grattugiato, sale e pepe e versatelo nei pomodorini. Irrorate con olio ed infornate a 200 C per 20 minuti circa o fino a quando non si saranno abbrustoliti. Fate bollire dell'acqua in una pentola e cuocete la rucola insieme alla pasta. In un'altra padella capiente soffriggete l'aglio, l'olio ed i semi di pomodoro che avete messo da parte. Quando la pasta é pronta, versatela nella padella dell'olio insieme ai pomodorini, tenendone qualcuno da parte per la guarnizione finale. Mescolate bene, aggiustate di olio ed eventualmente di sale e servite con basilico fresco e qualche altro pomodorino. Aggiungete formaggio grattugiato a piacere.

Sognando: sognare un cervello umano indica necessitá di controllo; sognare di vendere un cervello indica spese impegnative non previste.

Archiviando: clicca qui per scaricare questa ricetta in formato .pdf

Haiku: Ronzar d'insetti - e lo stornir di fronde - unici suoni (Frank)



English please: Orecchiette with wild rocket and confit tomatoes



Ingredienti

  • 300gr orecchiette
  • 15 cherry tomatoes
  • a mixture of bread crumbs, grated cheese, parsley, salt and pepper
  • 2 bunches of wild rocket
  • olive oil
  • fresh basil leaves
  • 1 garlic clove
  • 1 small red chilly
Cut the tomatoes in half. With a teaspoon carefully remove the seeds and put aside. Fill with the mixture, drizzle with olive oil and cook in the oven at 200 C for about 20 minutes or until goldish. Cook the wild rocket with the pasta in plenty of salted water. In another pan, gently fry the garlic and chilly and the tomatoes seeds you put aside earlier. When the pasta is ready, drain it and put it back into the pan. Mix well adding confit tomatoes and reserving some to garnish. Adjust with more olive oil, add grated cheese and more tomatoes to serve.

21 June 2007



Proprio dietro casa mia c'è un cantiere aperto. Stanno costruendo un altro palazzo che per fortuna non ostruisce la mia vista né credo quella di nessun altro. La finestra del mio studio è aperta dalla mattina presto. Da quando è scoppiato il caldo i miei orari di sveglia sono cambiati notevolmente con punte dalle 4.30 alle 6.30 del mattino. A quell'ora il sole sta appena sorgendo ma fa già un caldo che si crepa. Allora mi affaccio sulla terrazza a guardare il mare. Spesso è offuscato dall'afa, ma quando è tutto chiaro, riesco ad intravedere le Isole Tremiti (una delle mie prossime mete estive).
Il cantiere dicevo. Secondo me questi muratori e costruttori si svegliano più o meno quando mi sveglio io e fanno una gran caciara, ma è divertente sentirli discorrere di questo o quest'altro. Spesso non capisco neanche cosa dicono ma il tono s'intuisce ed è sempre un tono allegro e divertente, forse anche per sdrammatizzare e far passare la giornata. Alcuni cantano le canzoni napoletane a squarciagola e mi viene in mente di quando quelle stesse canzoni le cantavo anch'io, nella piccola fabbrica di paese, quando a 13 anni mi misi in testa di diventare grande ed andare a lavorare. Stiravo camice 8 ore al giorno, davanti ad un asse da stiro cocente ed un ferro da stiro a vapore più pesante di me. Le canzoni napoletane, così piene di drammaticità e spesso di tristezza, ma anche così passionali e accorate, ci tenevano compagnia, tra una dedica e l'altra dell'innamorato di turno delle ragazze che infilavano bottoni, cucivano a macchina, inamidavano colletti e pressavano. Il tutto, comodamente in nero.
Divagazioni a parte, il mio pensiero oggi va proprio a quei signori che dietro casa mia faticano dalla mattina alla sera senza mai perdere il buon umore, semmai contagiando me con il loro.

La ricetta è stata riarrangiata con gli ingredienti che avevo ma è stata tratta dal libro di Camellia Panjabi "50 Great Curries of India". Il connubio tra anguria e curry e sicuramente bizarro ma io l'ho trovato molto gustoso e delicato. Il piccante delle spezie si amalgama perfettamente con l'anguria che rinfresca e spegne le fiamme. Almeno una volta, da provare.

Ingredienti:
  • 500gr di anguria
  • 1 cucchiaino di paprika
  • 1/2 cucchiaino di curcuma
  • 1 spicchio d'aglio
  • 2 cucchiai di olio vegetale o di oliva
  • 2 cucchiaini di semi di finocchio
  • 1/2 cucchiaino di cumino
  • 1/2 cucchiaino di coriandolo in polvere
  • il succo di 1/2 limone
  • foglie di menta fresca per guarnire
  • riso basmati per servire
Tagliate l'anguria a dadini piuttosto grandi e privatela dei semi. Frullate solo metà di anguria con la paprika, l'aglio e il curcuma. Tenete da parte il resto dell'anguria. Riscaldate l'olio in una padella e soffriggete delicatamente per qualche istante i semi di finocchio, il cumino e il coriandolo. Versate l'anguria frullata e a fiamma moderata lasciate che evapori l'acqua in eccesso, per circa 5 minuti. Versate ora il resto dell'anguria e cuocete ancora per un altro paio di minuti fino a quando non si sarà insaporita. Mescolate con un cucchiaio avendo cura di non sfaldare l'anguria. Infine fine versate il succo di limone e spegnete. Cuocete il riso basmati a parte come indicato sulla confezione. Generalmente si lascia bollire l'acqua in una pentola capiente, poi si versa il riso, si da una mescolata e si lascia cuocere a fiamma bassissima con pentola coperta per 10 minuti. Poi si scola l'acqua in eccesso, si ricopre la pentola e si lascia per 2 minuti in modo che l'acqua in eccesso venga riassorbita dal riso e che il vapore lo renda morbido.
Per la decorazione ho usato il fattapposta per fare le palline del gelato. Guarnite con menta fresca e servite caldo.



Se siete nei paraggi e non sapete bene cosa fare o dove andare, vi consiglio di visitare la bellissima città di Termoli, in Molise, a confine con l'Abruzzo. Lo dico per chi come me di geografia ne sa poco. Il centro storico è un piccolo labirinto di luci, ombre e colori nel quale regna spesso un silenzio interrotto soltanto dal suono del mare.



Un nido nel quale nascondersi, giocare e respirare un pò di quella frescura che nei prossimi giorni si potrà trovare soltanto a 100 metri sotto il livello del mare.



Le ombre forti ed i colori del mare, l'ombra di un vicolo stretto, ma con un'uscita sicura.



Il castello di Termoli (CB), simbolo della città, costruito su base troncopiramidale e munito di torrette angolari.



In alto potete vedere uno dei tanti trabocchi sparsi per la costa. Questo in particolare mi è sembrato molto attivo, nel senso che non è soltanto turistico ma c'erano veri pescatori a ritirare il pesce.



Il mare di Termoli e la bellezza di chi è ancora giovane e curioso.

Sognando: sognare di costruire una casa indica buoni affari; sognare di costruire un ponte indica avvenimenti sgradevoli; sognare di costruire un palazzo indica salute in declino; sognare di costruire una villa indica malinconia; sognare di costruire la propria casa indica superamento di contrasti.

Archiviando: clicca qui per scaricare questa ricetta in formato .pdf



English please: Watermelon Curry



Ingredients
  • 500gr watermelon
  • 1 tsp paprika
  • 1/2 tsp turmeric
  • 1 garlic clove
  • 2 Tbsp vegetable or olive oil
  • 2 tsp fennel seeds
  • 1/2 tsp cumin seeds
  • 1/2 tsp coriander in powder
  • juice of 1/2 lemon
  • fresh mint leaves to garnish
  • basmati rice to serve

Cut the melon into cubes and remove the seeds. Put paprika, turmeric and garlic in a blender or mixer and blend together with half of the watermelon. Heat the oil in a pan and gently fry fennel seeds, coriander powder and cumin seeds for a minute or two. Add the blended watermelon and cook until reduced a bit. Add the remaining watermelon cubes and simmer for a few minutes until flavoured. Finally add the juice of the lemon and put aside. Serve with basmati rice and garnish with fresh mint leaves.

18 June 2007



190 sono i Kilometri che separano la Città del Vasto da Minervino Murge. Una distanza facilmente superabile in un paio d'ore di macchina. L'emozione di scorrere tra le autostrade italiane per la prima volta come conducente é grande, ma ancora piú grande é l'emozione di guidare verso Sud. Porto con me il cd di Neffa, compagno di tante gite inglesi con i miei amici Anto e Gab, che ho pensato spesso durante questo tragitto, mentre con me canticchiavano:


Imbocco il mio primo casello dell'autostrada dalla parte opposta, cioè dalla parte dalla quale le macchine arrivano dal lato inverso. Con un giro di marcia chiedo venia e faccio retro front, per fortuna senza troppi schiamazzi. Imbocco questa volta il mio casello dell'autostrada e mi affaccio al finestrino per prelevare il biglietto, perché ovviamente ho accostato a mezzo metro di distanza dal fattapposta. Luisa mi dice che ora mancano 150 Kilometri alla prossima svolta. Mi metto comoda e vado. Luisa é la mia compagna di viaggio da qualche mese a questa parte, fedele navigatrice, mi porta sempre dove voglio io, a volte dove vuole lei, qualche volta dove vogliamo entrambe, anche perché incredibile ma vero, sono spesso capace di perdermi persino con le sue indicazioni.

Dopo qualche kilometro vedo un cartello che indica l'uscita dell'autogrill. Se non avete mai vissuto all'estero e soprattutto in Inghilterra, non potete capire l'attaccamento che ho io per questi splendidi posti, per me veri e propri bazar gastronomici. Ricordo una volta l'ebrezza che ho provato visitando l'autogrill di Bergamo. Prosciutto crudo e mozzarella di bufala per una che sta al polo nord, sono il massimo della libidine appena atterrati sul suolo italiano. In Inghilterra invece al posto degli autogrill ci sono delle stazioni di servizio tristissime, che propinano le solite patate fritte, i soli hamburger e le solite bibite gasate. Di notte poi c'è ancora meno selezione, per cui immaginatevi quanto possa essere triste viaggiare da quelle parti. In compenso peró l'autostrada é gratuita e non ci sono caselli, quindi neanche code se non in casi eccezionali.



Detto questo, come dicevo, dopo qualche kilometro di strada, mi sono subito fermata all'autogrill per provare l'ebrezza di fare colazione in piedi, sbirciando tra libri e riviste e prodotti gastronomici vari.

- Colazione menú? - chiede la signorina alla cassa
- E cosa sarebbe? - le chiedo
- Sarebbe che risparmia se prende spremuta, cornetto e cappuccino.

Mi lascio tentare molto facilmente e vado con il menú. Niente uova fritte quindi, né salsicce di porco a colazione. Che delusione eh!

Con lo stomaco leggero si viaggia meglio. Riprendo subito a sfrecciare in autostrada tra una macchina e l'altra e tra qualche spaventoso camion e l'altro. Tengo bene a mente che i sorpassi si fanno a sinistra e che la guida é a destra e non il contrario. Noto con molto piacere che l'autostrada é semideserta alle 8 del mattino e che gli automobilisti sono molto piú disciplinati di quanto pensassi.



In un'ora e mezza sono dall'altra parte del casello, uscita Canosa di Puglia. 8 Euro e 20 centesimi. Mi riaffaccio al finestrino per pagare ed impiego il tempo necessario per capire come funziona la macchinetta che mi sputa indietro i primi dieci euro. Per fortuna dietro di me non c'è nessuno e riprovo con un'altra banconota da venti. La signora della macchinetta mi sputa addosso un resto fatto tutto di monetine. Mi domando se avessi infilato una banconota da cinquanta, quanto tempo avrei impiegato a raccattare tutte le monete? In meno di 15 minuti sono finalmente giunta a casa.
La casa dell'adolescenza, quella in cui ho vissuto una parte dei miei anni prima di trasferirmi a Torino. Mia madre é già ai fornelli che spiattella a destra e sinistra, ma io le porto un po' di pesce locale e cosi si cambia il menú del giorno: linguine ai frutti di mare e capesante all'aceto balsamico.



La settimana appena trascorsa é stata lunga ed intensa. Confesso di avere anche pensato di smettere di postare, che tutte le cose hanno una fine e che anche questa era giunta al termine.
In molte occasioni questo blog é stato ancora di salvataggio per quei giorni pigri e svogliati in cui si ha voglia di tutto fuorché di fare.
Ritorno invece con la voglia di proseguire questo viaggio, che a volte le pause di riflessione servono perché aiutano a comprende, ed io credo di avere compreso. Fine dell'outing.



Tornare a casa, appunto, mi rigenera sempre, mi fa tornare alle radici, quelle del profondo Sud, quelle del contatto con la terra arida e del sole cocente, delle persone sorridenti nonostante le solite tasse che aumentano, della freschezza di certa gente nonostante l'infelicità che le circonda. Ridimensiona la mia vita e la fa apparire molto piú semplice, che poi é quella che in fondo é. Che la bellezza della vita é come questa rucola selvatica, sta nella semplicità e nella spontaneità delle cose, della gente e di come queste ruotano ed interagiscono tra di loro e tra esse stesse.



Con mio padre ho fatto un giro in campagna ieri mattina. Mi ha portato nella nostra terra, quella dove abbiamo grano, ulivi, fichi, fichi d'india, ciliegi, verdure coltivate e selvatiche e quant'altro. Mio padre dice che l'acqua non arriva, che allora si devono piantare piante che non ne hanno tanto bisogno, perché se tagliano l'acqua si secca tutto e non cresce piú niente, che hanno costruito due pozzi artesiani e che fanno arrivare l'acqua dalla diga Locone, che poi viene raccolta in una vasca e distribuita come fosse oro. Il grano peró cresce bene e anche quest'anno avremo la nostra farina, per le olive ci vuole ancora tempo.



Intanto mentre mi racconta, raccogliamo la rucola selvatica, pungente e piccante, a foglia stretta ed i fioroni, che in dialetto chiamiamo klumbr. Mio padre mi dice che le fiche rosse cresceranno piú avanti e che queste fiche invece sono quelle premature, piene d'acqua e per questo meno saporite e meno dolci, che poi invece ci sono le fiche piú piene e quelle piú vuote, quelle amare e quelle piú dolci, che dalle fiche amare ci facciamo il vino cotto, ma ora é ancora presto. Sorrido sempre quando lo sento discorrere di questo o di quest'altro tipo di fica, si per ché da noi, in Puglia, il fico é femminile, come molti altri soggetti, ed é facile imbattersi in spaventosi equivoci linguistici, ma molto molto divertenti soprattutto se a discorrere di questo é il contadino o la signora fruttivendola.



La non ricetta é molto semplice: ho mescolato queste prelibatezze di campo con aceto balsamico, olio buono delle nostre olive, qualche scaglia di parmigiano reggiano, un pomodoro per insalate, sale e pepe quanto basta.

Last but not least. Tanti di voi spesso mi chiedono l'indirizzo al quale poter spedire qualche ingrediente particolare, piuttosto che un barattolino di marmellata fatta da voi o una semplice cartolina. Per questo, per motivi anche pratici, ho pensato di aprire una casella postale. Da oggi quindi potete inviare quello che volete alla

CASELLA POSTALE 234
66054 VASTO CENTRO
CHIETI


Affinché il tutto arrivi a destinazione, non é necessario specificare nessun nome ma scrivete esattamente quanto sopra. Ricordatevi di scrivere sempre il vostro indirizzo in modo che io possa ricambiare con altrettanti pensierini.

Benritrovati a tutti!

Sognando: sognare di cambiare casa indica riconciliazione in famiglia; sognare di cambiare città indica notizie poco piacevoli, sognare di cambiare scarpe indica necessità di decisione; sognare di cambiare vestiti indica eventi inaspettati, sognare di cambiare umore indica dispiacere per pettegolezzi; sognare di cambiare marcia indica ottimi incassi; sognare di cambiare abitudini indica pericolo imminente; sognare di cambiare lavoro indica imbarazzo momentaneo; sognare di cambiare direzione indica guadagno che sfuma.

Haiku: Oro nei campi - incendiati dal sole - chicchi di grano (Frank)
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